Meloni “difende” la legge 194, ma il “modello Marche” è contro la libera scelta

“Non ho mai detto in vita mia di voler abolire la legge 194, ho sempre detto il contrario e cioè che la legge 194 non la vogliamo né abolire né modificare, ma applicare nella sua interezza, dato che c’è una parte sulla 194 che riguarda la prevenzione che secondo me non è mai stata adeguatamente applicata per un certo approccio ideologico”. Lo ha detto Giorgia Meloni, leader di FDI, ieri dal palco del suo comizio in piazza Duomo a Milano. “Ciò significa che garantiremo il diritto all’aborto, ma anche il diritto di non fare la scelta dell’aborto, che delle volte delle donne fanno perché pensano di non avere un’alternativa – ha chiarito ancora la leader di FDI -. Se possiamo aiutare quelle donne a fare un’altra scelta, lo faremo. Non so cosa ci sia di impresentabile per la sinistra, ma per me questo è buon senso”.

 

Molto bene, buono a sapersi che la Meloni e FDI non intendono toccare la libertà delle donne di avvalersi di una legge che ne tutela le scelte personali. Tuttavia va anche detto che è difficile credere alle parole della Meloni, quando lei stessa afferma di voler portare al governo dell’Italia il “modello Marche”, regione d’Italia a trazione fratellitaliana con la presidenza di Francesco Acquaroli (quello che partecipava alle “celebrazioni” della marcia su Roma, sì) dove il diritto all’aborto è fortemente messo in discussione dai colleghi di partito della Meloni. Dal 2020, infatti, il consiglio regionale delle Marche presieduto da FdI ha fatto di tutto per impedire l’applicazione di una misura ministeriale che permette di somministrare la pillola abortiva anche alle cliniche private e ha ridotto a sette settimane il limite per ricorrere all’interruzione di gravidanza. Inoltre, anche se in possesso di certificazione medica per procedere ad una interruzione volontaria di gravidanza, come previsto dalla legge, una donna marchigiana è costretta ad attendere una settimana in cui deve “riflettere” prima dell’intervento.

 

Non a caso, già più di un anno fa il capogruppo FDI in consiglio regionale delle Marche Carlo Ciccioli aveva definito l’aborto “non una battaglia prioritaria, anzi è da retroguardia”, perché “oggi la vera lotta è quella per difendere la natalità e proteggere la popolazione dalla sostituzione etnica”. E aveva persino rilanciato: “Proprio oggi mi ha chiamato un genitore che dovrebbe iscrivere suo figlio per il prossimo anno in una certa scuola media della mia città, in un quartiere dove attualmente si iscrivono solo ragazzini stranieri – aveva specificato a Repubblica nel 2021 -. Fino a pochi anni fa era una scuola prevalentemente di bambini italiani. Cosa significa tutto questo? Che in quel quartiere nascono solo figli di stranieri e non ci sono figli di italiani. C’è un intero plesso scolastico che non ha più italiani. C’è stata una sostituzione: occorre approvare immediatamente una 194 in difesa della libertà delle donne di fare figli, che permetta alle giovani coppie di accedere immediatamente al sostegno per la maternità, asili nido e scuole materne gratuite, libri di testo gratuiti dalle elementari alle superiori e gli attuali modesti assegni familiari finalizzati solo alle spese domestiche, implementati in caso di più figli. Allora sì che non ci sarebbe la sostituzione”.

 

Se questo è il “modello Marche” che la Meloni vuole portare al governo dell’Italia, sui diritti in caso di vittoria del centrodestra ci attendono momenti difficili.