Pnrr e impegni con la Ue pesano sul voto: chi sono i partiti delle ambiguità sui conti

Esiste o non esiste? È soltanto un metodo come ha lasciato intuire il suo autore? Sulla cosiddetta agenda Draghi si sta scrivendo tutto e il contrario di tutto. Per il nascente Terzo Polo sarebbe da seguire alla lettera nell’interesse esclusivo del Paese; per altri, estremisti e populisti, è il nemico da abbattere, perché come scrive Maurizio Ferrara nel suo editoriale uscito su «Il Corriere della sera», essa appare agli occhi dei detrattori dell’ex numero uno della Bce «cavallo di Troia del neoliberismo». Pareri discordanti che aggiungono confusione alla tanta che già c’è. Inutile negarlo: stiamo avendo a che fare con una campagna elettorale roboante. Gli Italiani però avrebbero le idee chiare sul Pnrr: la stragrande maggioranza (il 91%) dichiara di averne sentito parlare e il 66% ne apprezza gli obiettivi, ritenendo che sia una risposta efficace ai problemi causati dalla pandemia. In Lombardia e Emilia- Romagna il dato è addirittura all’80%. E come evidenzia Ferrara si tratta delle percentuali fra le più alte della Ue, segno che il governo Draghi godeva della massima fiducia dei cittadini.

Dati che tuttavia non placano le acque in cui nuotano i partiti, anzi paradossalmente le agitano di più. Il programma Next Generation Eu (Ngeu), approvato da tutti i Paesi e dal Parlamento europeo nel 2020, regge sostanzialmente su tre obiettivi: promuovere un modello di crescita e di welfare sostenibili, una piena adesione all’Ue che negli anni si troverebbe così maggiormente rafforzata da un punto di vista istituzionale e infine un modello di società aperta e più inclusiva. Tre perni che stanno togliendo il sonno ad alcuni leader di partito, che fanno fatica ad incarnare pienamente i valori del Pnrr così come è stato impostato da Draghi. Eh già, perché la caduta di quest’ultimo ha fatto riemergere di colpo quello che Ferrara chiama “anomalo bipolarismo all’italiana”. In vista del ritorno alle urne si sono costituiti due campi, estesi alla sinistra radicale, da un lato, e alla destra di Giorgia Meloni dall’altro. “Lega e Fratelli d’Italia stanno ammorbidendo il loro tradizionale euro-scetticismo, tuttavia la collocazione nel Parlamento di Bruxelles getta molte ombre sulle loro intenzioni”, evidenzia Ferrara. Per non parlare della guida del M5s Giuseppe Conte, che dice di non prendere ordini da nessuno e rivendica una propria agenda, diversa da quella dell’ex banchiere centrale. Nell’ambiguo sguazza anche il leader dei Dem Enrico Letta dopo la rottura dell’accordo con Calenda di Azione.

La partita ovviamente è aperta, i giochi non sono fatti. Senza dubbio il Pnrr peserà sul voto, i leader di partito sono avvisati. “La legge elettorale potrebbe alla fine condurre a un esito inconclusivo, soprattutto al Senato. In politica, poi, leadership e creatività programmatica possono incidere molto sulle preferenze dei cittadini, anche nelle ultime fasi del confronto. Gli incentivi più pesanti alla moderazione a alla rinnovata convergenza verso gli obiettivi strategici del Ngeu dovrebbero però derivare proprio dalla ampia domanda di Europa rivelata dai sondaggi”, rimarca sul “Corriere della Sera” Ferrara, che si augura che i partiti ne terranno conto. Sarà così?