Più Berlinguer e meno D’Urso. La Mediaset nell’era post-Berlusconi

Fin quando c’era Silvio c’era la libertà, anche quella di Belen e di Barbarella Nazionale, la D’Urso. Ora apri retequattto, la rete delle casalinghe anziane, ed invece della Zanicchi troviamo Bianca Berlinguer. Da teleSivio ad avanti popolo alla riscossa. Iconograficamente è il colpo del secolo, chapeau a chi l’ha pensato. Probabilmente il solito Lucio Presta.

Silvio Berlusconi: l’impero illiberale di un mediocre statista

Il post Silvio sembra il crollo del Muro di Berlino al contrario, mentre li buttavano giù le statue di Stalin e Honecker, a Mediaset buttano giù i totem della figa e innalziano il busto di Berlinguer. Da Zingara a Bella Ciao. Forse glielo hanno suggerito gli sceneggiatori della Casa di Carta, oppure a Piersilvio Capezzone gli ha rotto il marone, ma sa di metaverso tutto ciò. Peccato che Curzi e Guglielmi non ci sono più, ma magari si potrebbe fare un pensierino a Corrado Augias. Il colpaccio sarebbe Fazio alle previsioni del Tempo. Giletti no, lui ormai va in video solo con fastidiosi gelatai, ma d’estate al sole il sorbetto si squaglia. Mediaset cambia look, più plurale della Rai certamente che assomiglia ormai all’Istituto Luce. Mediaset non è la BBC ma sono garantiti tutti i generi e le opinioni. E non c’è nemmeno più il conflitto d’interessi, quello che oggi accarezza ogni tanto Cairo. Chiedo però uno spazio per Ambra Angiolini, erede del grande Gianni Boncompagni. Che la nuova Mediaset pluralista “non è la Rai” con lei sarebbe perfetta.