rondolino ucraina

Perché l’eroismo ucraino ci risveglia dal nostro torpore

Dice Rondolino che della guerra in Ucraina a ognuno di noi, e ciascuno a suo modo, poco gli cala: l’Europa, il Papa, i pacifisti, le leadership politiche e culturali, la Nato, la sinistra e la destra. Se Putin avesse invaso quel Paese prendendoselo in due giorni, avremmo continuato a fare affari con la Russia, al massimo impegnando un pomeriggio della nostra settimana a interpretare la parte che ci riesce meglio: quella degli indignati speciali, con lo striscione, il gagliardetto e la candelina accesa per commemorare i bimbi uccisi. Prima di andare a farci lo spritz preserale e tornarcene a casa soddisfatti.

Insomma, quando le nuove star catodiche come il professor Orsini dicono che l’Ucraina doveva arrendersi, in fondo, danno voce alla cattiva coscienza europea, quella per cui da ormai qualche decennio diamo per assodato che il mondo è pieno di regimi e dittature, non possiamo farci niente e allora tanto vale tenercelo così com’è, il mondo. Vivacchiare invece che vivere.

Stavolta però c’è un problema. Gli ucraini combattono. Muoiono per il loro Paese. Chiedono di entrare in Europa. Chiedevano di entrare nella Nato. Si sentono parte dell’Occidente. Non l’Occidente arrendevole che ha fatto della equivalenza morale la sua ragion d’essere, non l’Occidente che non distingue più tra bene e male, ma la civiltà occidentale che voleva cambiare il mondo per renderlo un posto migliore. Con i diritti e i doveri che avevamo conquistato dopo aver pagato noi il prezzo delle guerre e delle tragedie storiche più sanguinose.

L’eroismo degli ucraini di colpo ci risveglia dal pacifico letargo in cui eravamo caduti mettendoci di fronte alla realtà: per sconfiggere un regime assassino bisogna fargli la guerra, per combattere questa guerra bisogna avere degli eserciti, su questi eserciti bisogna investire economicamente ed anche moralmente, perché se manca il coraggio le guerre non si vincono, come dimostra del resto la Russia impantanata tra Khersov e Odessa. “Non è la guerra di Putin, ma la resistenza degli ucraini a turbare i nostri sonni, a risvegliarci dal torpore, a costringerci a domande radicali. Quando questa guerra sarà vinta, dovremo ringraziarli per averci insegnato a diventare come avremmo dovuto essere”.

Fin qui Rondolino. Non “avremmo dovuto”, ci permettiamo di aggiungere a questo condivisibile ragionamento, bensì come diventeremo. Perché se ci fermeremo ai ringraziamenti, ci sarà sempre, anzi ci sono già, altri Putin, altri macellai della storia all’orizzonte con i quali fare i conti. È un discorso non riguarda più soltanto l’Ucraina. O l’Occidente ritrova una visione eroica, ricostruendo quella identità che in tanti dentro e fuori la nostra civiltà stanno provando a cancellare, oppure possiamo consegnare a Putin e a quelli come lui le chiavi del nostro futuro.