Parco Apuane, le attività estrattive vanno regolamentate, non chiuse

Buona Destra Toscana interviene sul Piano Integrato recentemente approvato all’unanimità dal Consiglio direttivo dell’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane che svolge la duplice funzione di atto di pianificazione territoriale e di atto di programmazione socio economica e che ha suscitato molte politiche che hanno portato, per ragioni diverse, alcuni sindaci ad opporsi a causa delle limitazioni imposte alle attività di estrazione che comporterebbero la chiusura di 8 cave.

All’opposizione di merito del sindaco di Massa Persiani e quello di Seravezza Alessandrini perché ritenuto troppo restrittivo, e quella del sindaco di Gallicano Saisi per il motivo opposto, si aggiunge quella del Sindaco di Stazzema per ragioni di metodo adottato nella stesura del documento da parte del presidente dell’Ente Parco Putamorsi.

La discussione sul nuovo piano, che dovrà essere portato comunque in Consiglio Regionale è frutto di confronti tra Ente, parti sociali ed amministrazioni locali durato molti mesi ed è il risultato di un compromesso dove tutti rinunciano a qualcosa.

“Siamo consapevoli che l’attività estrattiva per il suo impatto sull’ambiente debba essere regolata con scrupolo ed attenzione, e deve essere fatto tenendo ben presente il contesto socio economico del territorio che negli ultimi vent’anni ha visto perdere la maggioranza delle aziende che facevano della lavorazione del marmo e del granito la loro attività – sostiene il coordinatore per Lucca e provincia di Buona Destra per la Toscana Alessandro Rossi – ed il rischio di una ulteriore crisi occupazionale potrebbe essere reale”.

Buona Destra ritiene non realistico pensare di chiudere immediatamente tutte le attività estrattive, è infatti una posizione ideologica puramente strumentale perché irrealizzabile. Vanno regolamentate dappertutto, non solo all’interno del territorio del Parco delle Apuane, perché gli abusi sono frequenti, ma va fatto con il giusto metro prevedendo delle alternative credibili da dare al contesto produttivo dei territori.

“Con il piano si sono chiesti infatti molti sacrifici al settore del marmo”, aggiunge Rossi, “la riduzione del numero delle cave presenti nel territorio del Parco, le prescrizioni per eventuali nuovi piani di coltivazione sono stati evidenti segnali di disponibilità da parte degli operatori del settore.”

“Per Buona Destra la politica deve essere consapevole quindi – continua Rossi – che l’economia del territorio non può essere ulteriormente penalizzata. La grave crisi di sbocco causata dalla guerra in Ucraina ha per il settore lapideo, in particolare per quello apuo-versiliese, significative ripercussioni, che devono portare ad un serio ripensamento della filiera produttiva, con azioni concrete volte alla valorizzazione del prodotto locale, imponendo dei vincoli all’esportazione dei blocchi ed incentivando invece la lavorazione dei semilavorati o prodotti finiti per mezzo di sgravi fiscali o altre facilitazioni che dovranno essere studiate.”

Questo non riporterebbe sicuramente l’orologio indietro agli anni 90 del secolo scorso, ma sicuramente creerebbe dei benefici importanti rispetto alla situazione che si è venuta a creare a partire dalla metà degli anni duemila con l’aggiunta di una migliore tutela delle risorse naturali.

“Potremmo quindi essere d’accordo con il Sen. Mallegni, il quale ha definito follia anacronistica il Piano”, conclude Rossi, “se al taglio delle attività estrattive nella zona Parco non dovesse corrispondere anche una valorizzazione di tutto il comparto del settore lapideo caratterizzato dalle lavorazioni post estrazione, anche attraverso strumenti di incentivazione economica che consenta alle aziende di operare quegli investimenti necessari per l’adeguamento delle strutture e dei macchinari, oltre a quelli già citati di protezione e tutela della filiera produttiva, che per Buona Destra è ancora vitale per tutto il comprensorio”