Perché armare i cittadini ucraini significa difendere la democrazia

Davanti all’aggressione russa all’Ucraina, non si possono avere dubbi sul da che parte stare: se dalla parte dell’aggressione o dell’aggredito, se dalla parte di chi sta portando avanti un tentativo di invasione ed un attentato alla democrazia ed ai valori occidentali, o dalla parte di chi, quei valori e la propria libertà, li difende strenuamente in una lotta impari per le forze in campo.
Per questo, chi scrive, ha apprezzato molto la posizione della CISL che si è defilata dalla manifestazione dei pacifisti-ad-ogni-costo che si è svolta sabato a Roma. Beninteso che la pace è il valore che noi tutti dobbiamo perseguire, davanti ad un atto deliberato che viola qualsiasi punto del Diritto Internazionale, chi si riconosce nella difesa della democrazia non può esimersi di aiutare con ogni mezzo il popolo aggredito.

Il pacifismo ad ogni costo sventolato nella piazza di sabato, sottende spesso a posizioni di comodo, ad un anti atlantismo subdolo, ad una volontà di dividere le democrazie occidentali e quell’Unione Europea che, una volta almeno, si presenta compatta a sostegno del Presidente Zelinsky, anche tramite l’invio di materiale bellico. Il benaltrismo che si legge in alcune dichiarazioni che, pur di sviare l’attenzione dai fatti tende a gettare la colpa su ragioni storiche, porta a non considerare ciò che realmente ci troviamo a commentare: l’aggressione armata ad uno Stato Sovrano, che non può passare in secondo piano rispetto a teorie, vere o presunte, su chi questa guerra non ha fatto abbastanza per evitarla.

Le posizioni di coloro che inneggiano alla pace dichiarandosi contrari all’invio di materiale bellico, contraddicono le posizioni degli stessi che vorrebbero armare la mano dei normali cittadini in nome di una “difesa sempre legittima”: se non è una difesa legittima quella del popolo ucraino, quando una difesa la si può considerare tale? Posizioni diffuse, spesso antistoriche, come quella di ANPI che rappresenta la memoria storica della lotta italiana contro l’invasione ma che, davanti al conflitto in atto, dimentica i valori che rappresenta.

Prese di posizione tali che sottendono ad una giustificazione, totale o parziale, della condotta di Putin che in una trattativa reale di pace senza supporto all’Ucraina, arriverebbe in una posizione di forza tale da poter imporre e veder riconosciute le proprie condizioni. Ciò che stupisce ancora di più risiede nella presa di coscienza che questo finto pacifismo ad-ogni-costo sia acclamato dalle posizioni più estreme, a destra e sinistra, con post comunisti, sovranisti, associazioni partigiane e post fascisti uniti in un pacifismo di facciata, che nasconde un sostegno più o meno forte al dittatore russo.

La pace deve essere l’obiettivo, ma la strada che porterà ad essa non può non passare da un pieno sostegno all’Ucraina, sia sotto forma di aiuti umanitari che militari, nel solco della difesa della democrazia e con un obiettivo chiaro e concreto: l’allargamento dell’Unione Europea ed un suo rafforzamento verso la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, cioè il sogno dei padri fondatori.