Secondo quanto riportato dal «Financial Times» il presidente ungherese Viktor Orban è pronto a non sostenere il sesto pacchetto di sanzioni della Commissione “nella sua forma attuale” perché minerebbe la sicurezza energetica dell’Ungheria. In una lettera inviata al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, questi accuserebbe Bruxelles di “minacciare l’unità dell’Ue con i suoi piani di imporre un embargo sulle importazioni di petrolio russo”.
Forse Orban dimentica che Vladimir Putin sta bombardando, da quel lontano 24 febbraio, regioni a maggioranza ungherese in Ucraina. Quest’ultima presenta infatti una vasta varietà di gruppi etnici, il maggiore dei quali è appunto quello ucraino, seguito dalla minoranza russa, che non coincide però con la più ampia popolazione russofona. Tra le altre i bielorussi, i rumeni, i tatari di Crimea, i polacchi, gli ebrei, gli armeni, i greci, i tatari e gli ungheresi appunto. Proprio per questo, ma anche per altre ovvie ragioni (Putin va condannato senza se e senza ma), stupisce che il premier Orban si opponga alle sanzioni volute dall’Ue. Il presidente ungherese ha invitato l’Europa “a cambiare il sistema dell’energia entro 5 anni”. Poi lo stesso Orban ha ribadito la volontà di Budapest di non inviare armi a Kiev perché “questa non è una nostra guerra” e spiegato che “le sanzioni Ue fanno più danni all’Europa che alla Russia”. E qui sbaglia: perché quello in Ucraina è un conflitto che ci riguarda tutti. E non si può non essere d’accordo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba quando dice che chi tra i Paesi dell’Unione europea, si oppone all’embargo al petrolio e al gas russi è, di fatto, complice dei crimini commessi dalla Russia.
“Ci troviamo davanti a una situazione assurda. La Ue sta sostenendo l’Ucraina con una mano, fornendo assistenza finanziaria, imponendo varie sanzioni alla Russia, mobilitando risorse per fornire armi all’Ucraina e allo stesso tempo continuando a pagare la Russia per il gas e il petrolio, alimentando così la sua macchina militare con miliardi di euro”, ha spiegato Kuleba. A proposito del sesto pacchetto di sanzioni Ue, il ministro degli Esteri ucraino ha detto che “ovviamente non siamo contenti che la sua entrata in vigore venga posticipata di 6-8 mesi, ma è meglio di niente”.