“Il grido straziante d’aiuto dei nostri fratelli ucraini ci spinge” a “piangere con loro e a darci da fare per loro; a condividere l’angoscia di un popolo ferito nella sua identità, nella sua storia e tradizione”. Lo dice il Papa nel messaggio alle Giornate Sociali Cattoliche Europee. “Il sangue e le lacrime dei bambini, le sofferenze di donne e uomini che stanno difendendo la propria terra o scappando dalle bombe scuotono la nostra coscienza”.
Il Papa lancia il suo anatema contro chi ha scatenato questo massacro: “Ancora una volta l’umanità è minacciata da un abuso perverso del potere e degli interessi di parte, che condanna la gente indifesa a subire ogni forma di brutale violenza”.
Francesco lancia un appello affinché i muri diventino porte per i rifugiati, ma anche affinché venga rifondata una nuova comunità mondiale partendo dall’Europa. La guerra in Ucraina “possa suscitare in questo senso una reazione di segno opposto, un impegno a rifondare un’architettura di pace a livello globale, dove la casa europea, nata per garantire la pace dopo le guerre mondiali, abbia un ruolo primario”, osserva.
“Oggi più che mai urge rivedere lo stile e l’efficacia dell’ars politica. Davanti ai tanti mutamenti a cui stiamo assistendo a livello internazionale, è doveroso ‘rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale'”, scrive il Papa citando l’enciclica Fratelli tutti. “La guerra, che ‘lascia il mondo peggiore’ ed è ‘un fallimento della politica e dell’umanità’, una resa vergognosa alle forze del male’, possa suscitare in questo senso una reazione di segno opposto, un impegno a rifondare un’architettura di pace a livello globale, dove la casa europea, nata per garantire la pace dopo le guerre mondiali, abbia un ruolo primario”.