Pacifisti arrendevoli, che delusione Renzi a braccetto di Landini

Che delusione Renzi che va a braccetto con Landini uniti da quel pacifismo arrendevole che spesso nella storia si è trasformato in catastrofico. Per il leader Cgil bisognerebbe “abrogare la guerra” ed “è un errore inviare armi” senza spiegare però come dare corpo a questo “referendum pacifista”

Forse come provocatoriamente ha dichiarato Carlo Calenda “potremmo inviare fionde fucili a coriandoli o felpe”. Magari, aggiungiamo noi, quelle dismesse dai tempi della Fiom.

Sulla stessa linea Matteo Renzi per il quale “l’invio di armi e le sanzioni servono come gesto di solidarietà e non a vincere la guerra e propone “Angela Merkel come mediatrice” ossia la madrina della “nuova ostpolitik” inaugurata nel Gennaio 2020 con l’impegno sul Nord stream 2 insieme al padrino Vladimir Putin a soli cinque anni dalla rivoluzione di Maidan.

Un connubio sorprendente tra il sindacalista e l’ex presidente del consiglio che trova le sue basi comuni su quel pacifismo che in questo secolo ha prodotto effetti “catastrofici” ma che sconta per entrambi il non capire che i tempi sono cambiati e niente sarà come prima.

“Alea Iacta Est” ha infatti gridato Putin all’occidente il 24 Febbraio ultimo scorso invadendo l’Ucraina e come Cesare (da cui deriva la parola Zar spesso associata al dittatore russo) diede vita alla seconda guerra civile così lo “zar” varcando la linea del Donbass alla testa del suo esercito ha violato apertamente tutte le leggi internazionali dando il via alla prima guerra in Europa dopo la seconda guerra mondiale.

Non capire questo da parte della politica, il cui ruolo sia Landini che Renzi tuttavia richiamano, significa non solo non conoscere la Storia ma ciò che è peggio volerne rimanere fuori.

Lascia sgomenti questa testarda volontà di stare “fuori dalla storia”, cioè di non pensare che – usiamo parole di Gramsci – tutto ciò che esiste è naturale che esista, tale concezione prende forza attraverso un’accanita conoscenza della storia stessa, che che invece alcuni leader dimostrano di non avere.

Nei discorsi di Renzi e Landini che pur negandolo puzzano di equidistanza, “né con la NATO né con Putin”, non manca solo una risposta al ciò che esiste ed è naturale che esista di gramsciana memoria e cioè la guerra, ma manca l’oggetto cioè il popolo ucraino. È in Ucraina che Putin sta compiendo una carneficina in sfregio a ogni comportamento non solo legittimo ma anche umano. I russi colpiscono indiscriminatamente obiettivi civili, disattendono corridoi umanitari lanciano bombe a grappolo sulla popolazione su donne e bambini.

Qualcosa dunque è cambiato e la politica ha il dovere di riconoscerlo. Cosi come è fallita la politica dell'”appeasement” di Chamberlin per bloccare le mire espansionistiche di Hitler ed è stato necessario il “We Shall Fight on the Beaches” di Churchill, cosi come dopo anni di massacri in Bosnia Erzegovina nel 1995 è stata necessaria l’Operation Deliberate Force da parte della NATO contro i criminali di guerra Karadzic e Milosevic anche oggi sarebbe necessario essere al fianco del popolo Ucraino senza se e senza ma, del suo legittimo diritto alla ibertà, contro tutti i crimini commessi da Putin. Va perseguita certo la strada diplomatica, rafforzando però il fronte delle sanzioni e degli aiuti anche militari. Evitando così che la parola pace possa essere sequestrata da un pacifismo che rischia di consegnare l’eliminazione della Ucraina dalla storia.