Nava e Barba, nomi di battaglia di Valeria e Andriy, due dei combattenti ucraini nell’inferno della acciaieria Azovstastal. Le acciaierie sono ormai circondate dai carri armati russi, sotto il fuoco dei cecchini ceceni e con le truppe russe arrivate dalla Siberia che avanzano metro per metro per “ripulire” le sacche dei marines ucraini e dei combattenti di Azov che ancora resistono.
Nava e Barba si sono sposati il 5 maggio, quando ormai era chiaro a chi ancora combatte fedele all’ordine di resistere fino alla fine a Mariupol. Lui è morto pochi giorno dopo in battaglia. Lei, come racconta La Stampa in un bel reportage dal fronte, gli ha giurato amore eterno. “Sei stato mio marito per tre giorni. Sarai il mio amore per l’eternità. Mio caro, premuroso, coraggioso… Sei stato e sei il migliore,” ha scritto la donna pubblicando la foto dei due sposi su Instagram.
Si sono scambiati fedi improvvisate, fatte di carta stagnola. Si sono fotografati con le uniformi, stanchi, provati dai combattimenti. Si sono sposati e sono tornati a combattere, mentre i loro compagni di battaglia cadevano uno alla volta. È incredibile il coraggio che i combattenti ucraini, a Mariupol e nel resto del Paese stanno mostrando da tre mesi a questa parte. Amore e guerra, amore e morte. Il sorriso di Nava e Barba durerà in eterno.
Intanto, l’Onu avverte che il numero di rifugiati ucraini, soprattutto donne e bambini, è arrivato a 6 milioni. La CNN mostra immagini di esecuzioni sommarie do civili ucraini da parte di truppe russe. E le Nazioni Unite indagano sui crimini di guerra del Cremlino e del suo esercito di macellai.