Mosca punta su Le Pen per avere un alleato contro le sanzioni

Mosca punta su di lei per avere una sponda contro le sanzioni ma, secondo alcuni analisti, sarebbe stato proprio il fattore Putin a spaventare i moderati e rallentare Marine Le Pen, che ha ha ottenuto al primo turno delle elezioni presidenziali francesi il 24 per cento dei voti contro il 28 per cento del presidente uscente Emmanuel Macron.

La candidata di Rassemblement National, in effetti, dall’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe ha compiuto una giravolta dietro l’altra: prima ha condannato l’offensiva e chiesto l’espulsione dell’ambasciatore russo e persino mandato al macero i volantini in cui sfoggiava la stretta di mano con Putin del 2017. Poi, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto in video-collegamento all’Assemblea nazionale, si è defilata E quando rivendica una politica estera “equidistante” tra Usa e Russia, non nomina mai Putin. Insomma ha sempre mantenuto una certa ambiguità.

Del resto, come ricorda un articolo de la Repubblica, non possiamo dimenticare che sin dal suo arrivo nel 2011 alla guida dell’allora Front National, Le Pen non ha mai nascosto di «essere l’unica in Francia a difendere la Russia» e i suoi eurodeputati a Strasburgo hanno sempre votato in blocco in difesa degli interessi di Mosca. In vista delle presidenziali del 2017 riuscì a strappare un faccia a faccia a Vladimir Putin, dopo aver ricevuto soldi in prestito da banche russe con l’alibi del rifiuto di quelle francesi: 11 milioni di euro solo nel 2014 — due da un oligarca russo, nove dalla Prima Banca Ceco-Russa (Fcrb) — e altri tre nel giugno 2016 dalla banca russa Strategia. A quei tempo la stampa insinuò che, in cambio del denaro, la Russia avesse comprato il suo ascendente sul partito. «Siamo già da tempo filo-russi!», ribatté Le Pen. Non a torto. Già nel 2011, intervistata da Kommersant, aveva rivendicato la sua ammirazione per Putin. Ma è dopo l’annessione della Crimea che Marine si è allineata al Cremlino ancor di più invocando la fine delle sanzioni.

A Mosca nessuno si sbilancia e ieri, ai tg della sera, le notizie sulle presidenziali francesi sono state solo un rapido lancio tra servizi sulle sanzioni e reportage sull’“operazione militare speciale”. Eppure è evidente che al Cremlino si spera eccome e, ogni dichiarazione rilasciata in campagna elettorale da Marine Le Pen che potesse fare il gioco di Mosca, è stata rilanciata con sottinteso compiacimento.

Come quando, ricorda sempre la Repubblica, la candidata all’Eliseo del Rassemblement National ha definito un eventuale embargo sul petrolio russo «un harakiri» o ha annunciato che, se vincerà, la Ue si trasformerà in «un’alleanza di nazioni europee basata sulla sovranità» e la Francia uscirà dal comando integrato della Nato.

Kamran Gasanov, ricercatore presso l’Università russa dell’Amicizia tra i popoli e il Consiglio russo di Affari internazionali (Riac), non nasconde le aspettative: «Con Le Pen all’Eliseo, la Francia diventerebbe l’iniziatrice del non inasprimento delle sanzioni. Le aziende francesi non sarebbero costrette a lasciare il mercato russo. Parigi potrebbe contribuire al miglioramento delle relazioni tra Russia e Ue». Ma c’è anche chi, come il politologo Konstantin Kalachiov mette in guardia: «Le speranze dei patrioti russi che, se salirà al potere, Le Pen realizzi i loro sogni sono vane. È chiaro che i tempi sono cambiati. Non aspettatevi nulla».