La solita boutade – peraltro neanche inedita, perché trasferire una parte del governo da “Roma ladrona” a Milano era già un cavallo di battaglia della Lega secessionista anni ’90 – da campagna elettorale. A Cernobbio Matteo Salvini, tra una richiesta di interrompere le sanzioni alla Russia e l’altra, se ne è uscito anche con la proposta di portare nel capoluogo lombardo il Ministero per l’Intelligenza artificiale, Innovazione e Digitalizzazione. Proposta, manco a dirlo, rilanciata dai leghisti fedelissimi del Kapitano, tra cui il governatore Attilio Fontana (che ha già individuato la sede nell’area del Mind), al grido di “date al nord ciò che è del nord”.
Ma l’ennesima provocazione, perché di questo si tratta, salviniana trova anche una nutrita schiera di oppositori. Perché il governo del Paese deve restare a Roma, nella Capitale, dove hanno sede tutti i ministeri e l’esecutivo. Non è una partita a Risiko, ma Salvini come sempre sembra non capirlo. “Uno spot pubblicitario, senza prodotto però – commenta così l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, tra i contrari alla proposta -. Ricordiamo tutti che ci sono già stati diversi tentativi anche un po’ fanciulleschi di cambiare la capitale d’Italia, Roma, con il capitale, Milano. Cose suggestive, che hanno il loro significato d’immagine, ma che non hanno mai funzionato e non vedo come possano funzionare in quest’altra circostanza. Le prendo per quello che sono: battute elettorali, che danno un po’ questo senso di interesse e di attenzione per la nostra città, però finisce lì”. Tornando a denunciare, come durante la sua prima campagna elettorale da sindaco, una “sproporzione impressionante tra quello che la Lombardia e Milano producono e quello che ricevono dallo Stato”, Albertini auspica che “il prossimo governo piuttosto che stabilire un luogo fisico a Milano per un ministero, magari quello dello Sviluppo economico o delle Finanze, faccia un luogo mentale di scelte, di condizioni quadro, di scenario, tenendo conto che va bene la distribuzione, ma bisogna anche dare carbone alla locomotiva e non solo vantaggi per i vagoni”.