«Con Salvini non c’è un banale problema di incomprensione, ma uno di posizionamento politico». Così Giorgia Meloni, al programma in onda su Rtl 102,5 «Non stop news», sferrando l’ennesimo colpo al capo della Lega, con cui la luna di miele è ufficialmente finita. «Per me è un problema nelle questioni di merito. Noi sosteniamo delle tesi, delle visioni opposte alla sinistra, al Pd. La Lega era d’accordo con noi sui balneari e poi vota per espropriare e mettere all’asta aziende italiane? Un chiarimento politico serve», ha incalzato la leader di FdI. Ma è su quello che ha detto dopo che è bene soffermarsi: perché ormai appare chiaro che il partito della Meloni sia soltanto alla ricerca e al mantenimento del “potere”. Che significa forse per lei qualche like in più sui social e crescita nei sondaggi, evidentemente, a prescindere dalle questioni urgenti.
Il centrodestra è in crisi anche per i modi di Giorgia Meloni. Perché è vero che nei sondaggi vola in alto proprio per il suo temperamento, come dire volitivo, ma è altrettanto giusto dire che il suo essere allergica ad ogni tipo di compromesso, fino all’inverosimile, non giova al Paese. Anzi, l’esatto contrario. Appena sgarri lei arriva e bacchetta, peccato però che per governare servano soluzioni. L’Italia ha bisogno di risposte, non di controversie. «Ho sentito Salvini dire “noi abbiamo scelto l’Italia”, ma che vuol dire? Perché per me vuol dire portare avanti la visione di cui il centrodestra è portatore. La Lega non voleva l’obbligo vaccinale e c’è l’obbligo vaccinale, era contraria al green pass come strumento di discriminazione e lo è, sono contrari all’immigrazione illegale di massa e continuano a sbarcare migliaia di immigrati, non volevano la revisione del catasto e c’è la revisione, erano d’accordo con noi sui balneari e votano per mettere all’asta ed espropriare 30.000 aziende», ha detto la Meloni su Rtl. Sinceramente non si è ben capito cosa ci sia dietro questa sua visione, su cosa regga la “coerenza”, che la porta a dire no ad ogni proposta. Sembra piuttosto un’intransigenza che si nutre di sé stessa. Che è fine a sé stessa, autodistruttiva. Per la serie: “Vai, Giorgia, insisti che sei sola”. Ma da soli non si va da nessuna parte, la politica è condivisione, dialogo. È fare insieme. Sono le basi.
Avrà mai sentito parlare Giorgia Meloni di pragmatismo? Essere di destra cosa significa esattamente? Non volere la certificazione verde per mantenere le imprese aperte? Essere dubbiosi sull’efficacia dei vaccini, grazie ai quali invece stiamo pian piano riassaporando un po’ di normalità? Continuare a sventolare di qua di là di su di giù li mena il tricolore gettando fango sui migranti che dovremmo lasciare in balia delle onde? Specie in tempi come i nostri, con tutte le emergenze, il Pnrr e le riforme da portare avanti, ci si può davvero arroccare nella propria torre d’avorio? No, in questa fase è bene “sporcarsi le mani” con la realtà. Cosa che, in maniera imperfetta, sta cercando di fare Salvini da che l’ex numero uno della Bce è arrivato a Palazzo Chigi. Non gli sta riuscendo benissimo, è evidente: perché, rimarchiamolo, anche gli elettori della Lega sono stufi delle continue giravolte del loro “Capitano”. Realpolitik ok, ma senza perdere i propri principi, valori. L’ha spiegato benissimo un “non politico”, Mario Draghi, nel suo discorso di insediamento al Senato: «Di fronte al virus nemico di tutti l’unità non è un’opzione ma un dovere. Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità».