Meloni peggio di Vannacci: sbuca il libro razzista della premier

L’opera “Mafia nigeriana,” emergendo dalle ombre del passato, ci ricorda quelle che erano le tesi dell’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un libro che ha riaffiorato dall’oblio, scritto quattro anni fa in collaborazione con Alessandro Meluzzi, ora risuona con le stesse dissonanze delle recenti controversie generate dall’opera del generale Roberto Vannacci.

Le somiglianze tra le dichiarazioni scioccanti di Vannacci e il contenuto di questo libro sono troppo evidenti per essere ignorate. Il testo ricalca l’approccio pregiudizievole e distorto, dipingendo i giovani nigeriani come aggressori militari, senza considerare le sfumature complesse della realtà. Ma ciò che lascia sgomenti è il fatto che, persino oggi, l’idea di una “sostituzione etnica” e la demonizzazione dell’Islam siano ancora presenti in queste pagine. Concetti spesso associati all’ideologia sovranista, che molti avevano sperato fossero stati relegati al passato.

Le domande inevitabili sorgono: come può chi detiene un incarico di tale rilevanza come Meloni giustificare queste idee retrive e divisive alla luce delle sue attuali responsabilità istituzionali? Il confronto con leader internazionali mette in evidenza quanto queste opinioni siano incompatibili con un ruolo di guida razionale e responsabile.

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Le affermazioni che riguardano le etnie nigeriane, in particolare gli Yoruba, svelano un approccio insensibile e sensationalista. Accusare pratiche come il cannibalismo e il commercio di carne umana richiederebbe prove concretamente tangibili, non fantasmagoriche supposizioni. Tali affermazioni riflettono una mancanza di rigore e una tendenza all’esagerazione che non si addice affatto a un capo di governo.

E poi ci sono le teorie deliranti sul “migrazionismo” e le insinuazioni di un’agenda segreta per trasformare l’Europa in un continente africano. Queste fantasie fanno eco alle peggiori forme di paranoia, completamente staccate dalla realtà e prive di qualsiasi fondamento credibile.

In breve, “Mafia nigeriana” di Giorgia Meloni e Alessandro Meluzzi è un mix di pregiudizi, teorie del complotto e superficialità intellettuale. La sua riemersione in questo contesto, amplificata dalle polemiche attorno a Vannacci, mette in discussione la coerenza e la responsabilità di coloro che sono chiamati a guidare il paese. È essenziale che coloro che detengono cariche istituzionali di rilievo agiscano con una comprensione più profonda, un’apertura mentale e un impegno per il bene comune, piuttosto che cadere nella trappola dell’opportunismo politico e dell’agitazione infondata.