Nell’era in cui l’unità e la cooperazione europea dovrebbero essere considerate fondamentali, le posizioni nazionalistiche espresse da Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki sono un pericoloso affronto all’integrazione europea e alla solidarietà tra gli Stati membri. Mentre il presidente del Consiglio polacco insiste sulla sovranità nazionale come un principio indiscutibile, la leader italiana si schiera al suo fianco, sostenendo gli stessi obiettivi egoistici.
Le affermazioni di Morawiecki, secondo le quali la sovranità polacca non può essere intaccata da istituzioni sovranazionali come la Commissione europea, dimostrano una grave mancanza di comprensione del concetto stesso di unione europea. L’UE è stata creata appositamente per superare le barriere nazionali e promuovere la cooperazione tra gli Stati membri. La visione che ogni paese possa decidere autonomamente su questioni europee rappresenta una pericolosa illusione che mina la coesione e l’unità del progetto europeo nel suo complesso.
Il sostegno di Meloni a Morawiecki alimenta ulteriormente questa retorica nazionalista, mettendo in luce una mancanza di prospettiva e una totale mancanza di fiducia nell’unità europea. Mentre altri leader europei cercano soluzioni comuni per affrontare le sfide condivise, Meloni sembra preferire un’Europa frammentata, in cui ogni paese agisce in modo egoistico a scapito degli altri.
Ancora più inquietante è l’annuncio di Morawiecki di indire un prossimo referendum sull’immigrazione. La scelta di organizzare un referendum su una questione di competenza europea è un oltraggio alla cooperazione tra gli Stati membri e un affronto al principio di solidarietà che dovrebbe essere il fondamento dell’UE. Come giustamente sottolineato da Eric Mamer, portavoce capo della Commissione europea, una volta che le leggi europee sono adottate, devono essere applicate da tutti gli Stati membri, senza la possibilità di decisioni unilaterali che minano l’unità europea.
Le politiche di chiusura delle frontiere e di ostilità verso l’immigrazione promosse da Meloni e Morawiecki non solo minano i valori fondamentali dell’UE, ma sono anche inefficaci nel risolvere le complesse questioni associate all’immigrazione. L’immigrazione è una sfida globale che richiede una risposta comune e coordinata. La soluzione non può consistere nella creazione di divisioni tra i paesi europei, ma nell’unione delle forze per affrontare le cause profonde dell’immigrazione e gestire i flussi in modo umano ed equo.
Il ritorno di Ursula von der Leyen: la candidatura anti-sovranista
In un’epoca caratterizzata da un crescente populismo e nazionalismo, è fondamentale che gli europeisti moderati si oppongano fermamente alle posizioni divisive di Meloni e Morawiecki. L’Europa ha bisogno di leader che abbiano una visione ampia e lungimirante, che promuovano la cooperazione e la solidarietà tra gli Stati membri, invece di sostenere divisioni nazionalistiche. Solo in questo modo potremo affrontare le sfide attuali e costruire un futuro comune e prospero per l’Europa.
Ha ragione Osvaldo Napoli quando dice: “Se l’Unione europea disegnata dai conservatori nel summit a Varsavia diventasse realtà politica scenderebbe il buio fitto dopo 70 anni di speranze e di traguardi ambiziosi”. Gli obiettivi illustrati da Morawiecki implicano il mantenimento del sistema di voto all’unanimità nel Consiglio europeo, l’organizzazione di un referendum popolare in Polonia per consentire ai cittadini polacchi di decidere le politiche sull’immigrazione, piuttosto che lasciare tale decisione al Parlamento europeo o ad altri organismi sovranazionali, e il mantenimento della sovranità dello Stato polacco al riparo da interferenze dell’Unione europea.
Tuttavia, abbracciare tali visioni significherebbe oscurare il futuro e gettare l’Europa in una trincea contro le sfide che affrontiamo nel presente. Se queste forze politiche dovessero guadagnare la maggioranza, segnerebbero la fine non solo dell’Europa così come la conosciamo, ma anche di qualsiasi idea futura di un’Europa unita e prospera.