Lo sciopero generale, ormai è chiaro, non ha uno scopo di opposizione sindacale, ma è uno sciopero politico. Come quelli spesso di una volta, solo che allora era il partito che glielo ordinava à la carte, oggi il sindacato, seppur indebolito, è più forte del partito.
Che sia uno sciopero politico è evidente dallo sfilamento della CISL, e dal fatto che non c’è un provvedimento puntuale contro cui questo sciopero insorga. È un certificato di esistenza politica di Landini, il Jan-Luc Melenchon italiano, che vuole ripercorrere l’indomita resistenza di France Insoumise, il movimento fondato dal candidato alle presidenziali francesi che staccandosi dai socialisti di Segolene Royal ha conquistato i cuori a sinistra d’oltralpe.
La mossa sul Premierato polarizza leadership e Landini lancia la sua. È ovvio che il primo bersaglio non è la Meloni, ma la succube e languida Schlein. Il PD sta per essere scalato, di nuovo, come con Renzi, stavolta da sinistra. È il destino di un partito di cultura, o cottura, veltroniana, né carne né pesce, né Trotsky né La Pira, che è fluido, senza una direzione, e senza un preciso corpo sociale.
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Landini al contrario di Conte ha una solida formazione politica e può fare molto male ai piddini, a meno che non si arrendano e lo incoronino come fecero con l’abile fiorentino. Dipenderà dalle Europee ovviamente. L’Opa sulla sinistra è partita, e non si potrà più tirare indietro, con mezzi passi falsi, memore di altri sindacalisti più adusi al compromesso, che in politica franarono.
Tutto questo giova Meloni, che da una radicalizzazione della sinistra aumenterà il suo tasso di democristianità, già evidente, candidandosi a partito semimoderato di sistema. Perché l’operazione riesca ha solo un problema. Gli serve qualcosa a destra di lei. E Salvini alle europee si sta candidando a quel ruolo. Vedremo se poi sarà ancora ambiguo o dirompente.
Nel frattempo Landini fa garrire bandiere e Bella Ciao, e si lancia nel vuoto di una società post industriale, ultra globale, che ha bisogno di difensori alla Nereo Rocco. Solo che il Patron a volte vinceva.