L’ex premier italiano Mario Draghi ha rilasciato una dichiarazione forte e chiara in una delle sue rare apparizioni pubbliche dall’uscita da Palazzo Chigi. “La Russia deve essere sconfitta in Ucraina o saremo testimoni della fine dell’Unione Europea”, ha affermato, durante il suo discorso presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove ha ricevuto il Miriam Prozen Prize. L’ex presidente del consiglio ha sottolineato la necessità che Europa e Stati Uniti garantiscano il supporto all’Ucraina, compreso il suo ingresso nella NATO, per scongiurare l’espansione del potere russo di Vladimir Putin. Secondo l’ex numero uno della Bce, un’eventuale vittoria dello zar potrebbe “demolire l’Unione Europea e l’intera architettura dell’ordine basato sulle regole”.
“La guerra in Ucraina e l’inflazione non sono venute dal nulla. Sono la conseguenza di un cambio del paradigma, che negli ultimi due decenni ha spostato la geopolitica dalla competizione al conflitto”, ha commentato l’ex premier. In tale scenario, Draghi ha sottolineato la necessità di rafforzare la capacità di difesa dell’Europa e di fornire all’Ucraina l’assistenza necessaria per resistere alla Russia. L’economista inoltre ha espresso preoccupazione per l’ascesa della Cina, che, nonostante l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, non ha compiuto passi significativi verso l’economia di mercato. Draghi ha lamentato pure l’illusione che la globalizzazione avrebbe diffuso valori democratici e prosperità ovunque. Una prospettiva che, come dimostra la situazione attuale, non si è concretizzata.
Draghi ha preso in considerazione la prospettiva di un futuro ruolo nel dibattito globale. Dopo aver declinato una candidatura a Segretario della NATO, Draghi sembra aperto a nuove opportunità, anche se la Banca Mondiale è esclusa, dal momento che la nomina del leader è prerogativa degli Stati Uniti. Nel prossimo futuro, Draghi sembra orientato a continuare a partecipare ad eventi accademici e legati alla transizione energetica e digitale. Il 11 luglio terrà la Martin Feldstein Lecture alla conferenza del National Bureau of Economic Research di Washington. Nonostante ciò, rimane aperto alla possibilità di collaborare con think tank, senza chiudersi definitivamente a nessuna opzione.
Il ritorno dell’ex premier nel dibattito globale, insieme alla sua convinzione riguardo all’importanza di una risposta forte al conflitto in Ucraina, dimostra il profondo desiderio dell’ex premier di influenzare le politiche a livello globale e di contribuire a plasmare il futuro dell’Europa. Le sue parole sottolineano la necessità di adattamento e riforme per garantire un futuro più stabile e prospero per l’Europa e i suoi cittadini. Eh sì, ci manca tanta. A Palazzo Chigi avevamo ancora bisogno di lui.