Social e terrorismo jihadista: l’allarme degli esperti di sicurezza

Negli scorsi giorni, l’arresto di un minorenne in provincia di Brescia ha riproposto il tema della minaccia del terrorismo jihadista nel nostro Paese. Secondo Stefano Dambruoso, esperto di politiche della sicurezza e terrorismo, “La radicalizzazione online del giovane residente nel bresciano è stata infatti possibile grazie alla gran quantità di propaganda jihadista presente nel web”.

Dambruoso sottolinea che nonostante il declino dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico, la sua propaganda rimane ancora diffusa, soprattutto attraverso i social media più popolari come Instagram e TikTok. “Sui social è per esempio possibile rinvenire video di esecuzioni e di operazioni condotte da miliziani del Califfato, in Medio Oriente come nel Sahel”.

L’utilizzo dei videogiochi come strumento di propaganda è un’altra preoccupazione che traspare: “Gli esperti della comunicazione del Califfato […] hanno usato anche l’iconografia di videogiochi molto popolari fra i giovani come Call of Duty e Grand Theft Auto per creare veri e propri meme di natura propagandistica”.

Il fenomeno della radicalizzazione online è stato accentuato durante il periodo di lockdown causato dalla pandemia di Covid-19. “I giovani, costretti all’isolamento sociale, hanno trascorso più tempo sui social media, diventando così più esposti alla propaganda terroristica”.

L’articolo mette in evidenza una nuova minaccia nel contrasto al terrorismo: l’impiego dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Dambruoso avverte che “tali blocchi [nei software di intelligenza artificiale] possano essere bypassati se si posseggono abilità, anche non sofisticate, di prompt engineering”. Ciò potrebbe consentire ai terroristi di ottenere informazioni dettagliate su come realizzare ordigni esplosivi o pianificare attentati.

Nel suo articolo il giornalista ed esperto conclude sottolineando la necessità di un monitoraggio attento e di una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e degli operatori della sicurezza per contrastare la diffusione della propaganda terroristica online. “È essenziale continuare a sviluppare strategie e strumenti per contrastare la radicalizzazione online, garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione”.