Non c’è limite alla ipocrisia di Matteo Salvini e alla malafede di chi nei media si aggrappa ai sondaggi per mascherare la brutale, inaccettabile aggressione che sta avvenendo ai danni degli ucraini da tre mesi a questa parte.
Dopo il sondaggio di Pagnoncelli sul 46 per cento degli italiani contrari a inviare armi agli ucraini, aspettiamoci un nuovo profluvio di proclami pacifisti, sulla pelle di chi in Ucraina viene ammazzato e stuprato, sulla pelle dei caduti russi, soldati rinchiusi nei sacchi e nascosti agli occhi della opinione pubblica russa dal regime di Putin.
Aspettiamoci nuovi tweet del pacifista elettorale Matteo Salvini, lo stesso Salvini che nel 2017 diceva i confini vanno “difesi anche con le armi, perché così succede in tutto il mondo”. A quanto pare l’Ucraina per Salvini è fuori dal mondo.
O quando la Lega voleva semplificare le regole per procurarsi un’arma da fuoco, con la proposta di “rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale”, ma a quanto pare gli ucraini non hanno diritto di difendersi.
È assurdo guardare a quanto accade tra Russia e Ucraina affidandosi ai sondaggi, è intollerabile che politica e classi dirigenti invece di guidare e scegliere e decidere per il bene del Paese e della nostra Europa inseguano qualche cifra, un numerino venduto dai massmedia per fare notizia.
Quelli come Salvini e Conte hanno rinunciato da tempo al ruolo della politica come elite capace di guidare un popolo. Sono subordinati al ‘popolo dei sondaggi’, il loro pacifismo è solo frutto di calcoli elettorali. Calcoli fatti mentre si è al governo, comportandosi come se si fosse alla opposizione. Meschinità.
Sull’invio delle armi italiane agli ucraini non accettiamo lezioni da Salvini. Sappiamo bene cosa sono le armi, la violenza, sappiamo che le armi vanno usate in casi di estrema necessità, con moderazione. Non c’è bisogno che Salvini venga a impartirci lezioni sulla pace, sappiamo che la pace è un valore supremo. Ma chi la infrange ha una responsabilità.
Putin la ha infranta e ora deve pagare il prezzo della sua irresponsabilità. Non c’è bisogno di Salvini per capire che i russi non sono i nostri nemici, ma il regime che li manipola sì, è un nemico delle democrazie. Non c’è da rallegrarsi per la guerra: il buon generale va in battaglia con aria grave, con dispiacere e grande compassione, come chi assiste a un funerale, dicono i taoisti. Il buon generale non è ipocrita, non mistifica la realtà, non fa propaganda per legittimare il sangue versato con le sue menzogne.
Basta bugie, la politica abbia il coraggio di guidare e dire la verità agli italiani.