abramovich

Ma ora diranno che anche l’avvelenamento di Abramovich è colpa degli americani?

L’avvelenamento di Roman Abramovich, l’oligarca di madre ucraina, vicino a Putin e attivo nelle trattative di pace in Ucraina, getta un’ombra inquietante sul nuovo round negoziale che oggi si apre in Turchia. Questo per due ordini di motivi.

Il primo è che gli hardliners del Cremlino a quanto pare non hanno perso il vizio di usare il veleno contro chiunque provi a sbarrargli la strada, sia amico o mediatore come nel caso di Abramovich. Sembrerebbe che la quantità di veleno usata da chi voleva colpire l’oligarca non dovesse ucciderlo, dunque potrebbe essere stato un avvertimento di stampo mafioso per lanciare un avvertimento ad Abramovich e spaventarlo. I falchi del Cremlino, insomma, puntano a sabotare i negoziati.

La seconda considerazione riguarda la rivelazione di The Times: mercoledì scorso, Abramovich si sarebbe recato da Putin con una lettera firmata dal presidente ucraino Zelensky con le condizioni di Kiev per arrivare alla pace. “Digli che li spazzerò via”, avrebbe detto Putin. Questo a conferma del reale interesse del Cremlino di instaurare delle trattative con Zelensky.

Il caso dell’avvelenamento di Abramovich del resto è l’ultimo di una lunga serie: Putin ha fatto avvelenare il capo della opposizione in russia, Navalny, sopravvissuto ma finito in carcere. Nel 2018 Londra accusò Mosca di aver cercato di avvelenare attribuito l’ex spia doppiogiochista russa Skripal e sua figlia Yulia. Insomma è da questi metodi che possiamo comprendere la linea dura della Casa Bianca: il regime russo agisce come uno stato mafioso.

Ecco perché Putin e il suo cerchio magico non possono restare al potere in Russia. La domanda da fare a questo punto alle anime belle della politica occidente diventa, anche l’avvelenamento di Abramovich è colpa di quei cattivoni degli Stati Uniti e dell’Europa che non vogliono fermare la guerra?