Il dualismo di Giorgia ora fa paura: moderata (finta) in Italia ma estremista all’estero

Giorgia Meloni futuro premier italiano! Sembra un incubo ma potrebbe divenire realtà a breve. Tempo qualche mese e il centrodestra potrebbe vincere la competizione elettorale e governare il Paese. In quel caso, stante la regola ormai stantia ma sempre vigente da quelle parti per cui “fa il premier il leader del partito che ottiene maggiori voti”, potrebbe toccare proprio a Donna Giorgia guidare il futuro Governo. Aiuto!

Ma chi è esattamente Giorgia Meloni, autoproclamata patriota che in Italia finge di guardare al centro e all’estero mostra il lato più bieco ed estremista della destra? Un’abile attrice o una leader consumata? Forse ambedue. Chissà!? Intanto è donna (madre, cristiana e quella roba là) e questo sicuramente depone a suo favore visto che in Italia un premier donna non c’è mai stata. Ma le novità, a dispetto delle apparenze finiscono qui. Non rappresenta certo quella ventata di freschezza di cui la politica avrebbe bisogno e in questo caso il genere non aiuta. Giorgia Meloni è in politica da una vita. Lo scrive lei stessa nel romanzo autobiografico.

E’ stata presidente di Gioventù Nazionale, con Berlusconi ha fatto pure il ministro, è stata enfante prodige di Gianfranco Fini prima di rivoltarglisi contro quando si impuntò con protervia per candidarsi alla poltrona di sindaco di Roma, uscendone sconfitta miseramente. Insomma, la multiforme Giorgia non è proprio una di primo pelo, anzi! A suo merito, va detto che ha saputo abilmente coltivare l’unica cosa che le interessa davvero, cioè la sua leadership. E lo ha fatto con discreto successo visto che ha fondato un partito e lo ha portato in pochi anni dal nulla a – se i sondaggi dicono il vero – oltre il 20%.

Ma oltre a questo non si va. Anzi, sarebbe meglio che non si andasse perché “l’oltre” fa un po’ paura. Solo se si vanno a vedere i contenuti inizia a salire quel tremore generalizzato che fa da preliminare alla paura. Che arriva dopo. Che arriva quando si capisce bene quali sono i suoi sodali politici. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” recita un famoso adagio che ben si sposa con la leader di Fratelli di Italia. Infatti, quel che descrive bene la Meloni e senza possibilità di smentita, non è la maschera che indossa in Italia fra facile e finta coerenza o difensore dell’interesse nazionale senza mai assumersi la responsabilità di Governo. Non è il professarsi atlantista convinta – tanto a fare i filo Putin ci pensa qualcun altro –, lei che fino a ieri osannava il dittatore di Mosca come “strenuo difensore dei valori cristiani”. No. Invero, non è la politica interna che definisce Giorgia Meloni, ma sono le alleanza internazionali, adesso che lei nel consesso conservatore internazionale riveste un ruolo di primo piano.

Ebbene, quali sono queste alleanze, per rimaner confinati all’Europa? Ad esempio con Morawiecki, premier polacco che, tanto per far vedere quanto è moderato e quanto conosce la storia, ha pensato bene di inventarsi una legge che punisce con la reclusione di tre anni chi osa dire che un qualche cittadino della Polonia era coinvolto nello sterminio nazista degli ebrei. Poco conta che tale circostanza sia confermata dai fatti. Da quelle parti si va in galera senza passare per il via. E poi, lui, Viktor Orban, altro strenuo sostenitore dello stato di diritto tanto da aver sostanzialmente abolito la magistratura, reso l’Ungheria una dittatura di fatto e represso ogni possibilità di dissenso. Dei diritti civili tanto l’uno quanto l’altro fanno strame quotidianamente, con buona pace delle comunità LGBT+ di quei paesi. Insomma, dei sinceri democratici che hanno assorbito bene il “mood” liberale europeo.

Questa è Giorgia Meloni e questi sono i suoi amici. Ed ecco che allora non stupisce poi tanto il discorso fatto in Spagna per sostenere la candidata di Vox (fortunatamente punita dalle urne). Il discorso urlato, carico di odio, fortemente e immotivatamente identitario scandito da quei SI (a una concezione non tradizionale ma oscurantista della storia) e quei NO (alle conquiste della civiltà europea lungo i secoli) restituiscono l’immagine di che cosa animi la visione politica di Meloni. E per questo tanto tranquilli non c’è da stare, anche perché, ormai dove governano – e ci si riferisce agli enti locali – non si fa più mistero delle simpatie estremiste che stanno dentro Fratelli D’Italia. Il caso di Lucca (l’alleanza con Casapound) porta semplicemente alla luce ciò che in altri luoghi è sottobanco. Cioè la contiguità fino alla mimesi dell’estremismo di destra con Fratelli D’Italia.

Perciò è inutile che la stessa Meloni qualche tempo fa abbia richiamato all’ordine i suoi ordinando loro di farla finita con nostalgiche reminiscenze o rappresentazioni. Inutile perché il suo partito quello rappresenta. E senza nemmeno avere al suo interno una sorta di ala moderata alla Giorgetti maniera. La destra italiana francamente merita di meglio perché è meglio. Ma per adesso non si può che attendere nella speranza di svegliarsi da questo incubo di un futuro passato. Mala tempora currunt, sed peiora parantur avrebbe detto il buon Cicerone, e mai questa celebre frase suona più idonea per descrivere l’Italia e la politica italiana in questo scorcio di legislatura.