Lo scudo anti-spread solo se l’Italia farà i compiti a casa

Parola d’ordine: riforme. E anche disciplina di bilancio in cambio dello scudo anti-spread. La Banca Centrale Europea si appresta a dettare le condizioni, e la misura anticipata dall’Eurotower un mese fa, come strumento per tenere a bada la corsa dei differenziali nei rendimenti dei titoli di Stato, potrebbe portare con sé rigidi paletti e condizionalità per i Paesi beneficiari, legati in particolare agli obiettivi del Revovery Plan.

Insomma, la misura pensata in particolare come paracadute per l’Italia sul mercato obbligazionario potrebbe essere attivata soltanto se il nostro Paese farà i “compiti a casa” pattuiti con Bruxelles nel Pnrr. Come scrive oggi il Messaggero, un altro parametro dovrebbe invece riguardare l’adeguamento ai criteri di rientro dal debito pubblico una volta che il Patto di stabilità Ue sarò riattivato, al termine del prossimo anno e solo dopo una revisione delle sue regole. Due linee d’azione prioritarie su cui, oltretutto, da una settimana si sono addensate le nubi della crisi di governo e del rischio elezioni anticipate.

I paletti che la Bce potrebbe ufficializzare già domani riproporrebbero, in buona sostanza, l’orientamento che aveva esposto alla luce del sole il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, quando nelle scorse settimane aveva indicato che il nuovo scudo anti-spread dovrà avere una “efficace condizionalità fiscale” perché gli Stati membri “devono continuare ad avere incentivi sufficienti per portare avanti le loro politiche di bilancio ed economiche in modo sostenibile e ridurre i debiti”.

Con l’inflazione che a giugno, nell’Eurozona, ha toccato il valore record di 8,6% – come certificato ieri da Eurostat, una cifra che è più di quattro volte maggiore del target simmetrico del 2% -, il pressing dei falchi in queste ore si è intensificato. Ancora un mese fa, la presidente
della Bce Christine Lagarde aveva annunciato l’intenzione  di aumentare il costo  del denaro di 0,25%, ponendo fine a una fase durata otto anni caratterizzata da tassi negativi. Quel proposito, però, per quanto estensivamente comunicato dall’Eurotower, potrebbe adesso rivelarsi troppo timido, secondo la lettura dei banchieri centrali più rigoristi (in particolare quelli del Baltico, dove l’inflazione sfiora il 20%6). In molti vorrebbero semmai vedere da subito l’istituto di Francoforte adottare un approccio più aggressivo e una stretta di 50 punti base.

La ricerca del precedente più recente di questa mossa – osserva Gabriele Rosanna sul Messaggero – porta indietro di oltre vent’anni, al giugno 2000. Tuttavia, l’attivismo della Federal Reserva americana, che tra appena una settimana, il 27 luglio, approverà un nuovo incremento dei tassi di 75 punti base, sta mettendo pressione sulle altre Banche centrali, a cominciare dall’europea e da quella inglese (che ha una stretta di 0,50% sul tavolo della riunione di agosto), chiamate a correre ai ripari per contrastare le fiammate inflattive e per
recuperare terreno di fronte alla corsa del dollaro che, spinta dalla Fed, nei giorni scorsi ha fatto registrare la parità tra euro e biglietto verde. leri, infatti, sostenuta dall’ipotesi di un aumento più deciso dei tassi di 50 punti base già a luglio, l quota 1,0246 dollari (+1,02%) e la sterlina a 1,2(+0,55 %).