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Draghi seppellisce il populismo irresponsabile, il discorso del premier scuote le coscienze

Quando il presidente del consiglio Mario Draghi arriva in Aula c’è un silenzio surreale. C’è grande attesa per quel che dirà, per le parole che userà e quelle che sceglierà di non dire. Il tono del premier perentorio fin dall’inizio spazza via ogni dubbio (anzi forse ne mette, come è giusto che sia), scuote le coscienze. È il momento della responsabilità, della serietà. “Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta”, l’esordio deciso di Draghi al Senato. L’ex numero uno della Bce rivendica i risultati del suo governo: le “riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda delle semplificazioni sono un passo essenziale per l’Italia. Ad oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti”. Forte di avere dalla sua buona parte del Paese, contrario ad una crisi di governo in questa fase, Draghi ha rimarcato ad un certo punto: “Non votare la fiducia di un governo di cui si fa parte è un gesto politico evidente. Non è possibile ignorarlo, non è possibile contenerlo perchè vuol dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perchè viene dopo mesi di strappi e ultimatum. L’unica strada se vogliamo ancora rimanere insieme è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazioni di questi giorni è senza precedenti e impossibile da ignorare”.

“In questi mesi, l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile. Questo presupposto è ancora più importante in un contesto di emergenza, in cui il Governo deve prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita degli italiani. L’amplissimo consenso di cui il Governo ha goduto in Parlamento ha permesso di avere quella ‘tempestività’ nelle decisioni che il Presidente della Repubblica aveva richiesto. A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci, per il bene di tutti i cittadini”, evidenzia Draghi.

“Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia, a dare slancio alla ripresa economica. La spinta agli investimenti e la protezione dei redditi delle famiglie ci ha consentito di uscire più rapidamente di altri Paesi dalla recessione provocata dalla pandemia. Lo scorso anno l’economia è cresciuta del 6,6% e il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è sceso di 4,5 punti percentuali. La stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente”, le parole di Draghi, ricordando i tanti obiettivi raggiunti da quel lontano 13 febbraio del 2021.

Durante il suo discorso Draghi si è mostrato chiaro, si è comportato da vero leader. Dimostra ancora una volta di essere un gigante, un “pragmatico” visionario (sia consentito l’ossimoro, del resto Draghi stesso è un’eccezione). È tornato sulla convinta difesa dell’Ucraina, sulla posizione atlantista e la spinta europeista dell’esecutivo che lo vede a capo. “Con il forte appoggio parlamentare della maggioranza e dell’opposizione, abbiamo reagito con assoluta fermezza all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La condanna delle atrocità russe e il pieno sostegno all’Ucraina hanno mostrato come l’Italia possa e debba avere un ruolo guida all’interno dell’Unione Europea e del G7. Allo stesso tempo, non abbiamo mai cessato la nostra ricerca della pace – una pace che deve essere accettabile per l’Ucraina, sostenibile, duratura”, ha detto.

Draghi ha lanciato un appello preciso ai partiti: “La vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del Presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini”. Il premier chiede una fiducia convinta, non di facciata: L’Italia ha bisogno di un governo capace di muoversi con efficacia e tempestività su almeno quattro fronti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’occasione unica per migliorare la nostra crescita di lungo periodo, creare opportunità per i giovani e le donne, sanare le diseguaglianze a partire da quelle tra Nord e Sud. Entro la fine di quest’anno, dobbiamo raggiungere 55 obiettivi, che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 19 miliardi di euro”.

Il M5s non ha battuto le mani durante tutto il discorso, la Lega si è trattenuta in più occasioni. Come interpretare questi segnali? La giornata è lunghissima. Standing ovation soltanto quando il premier ha citato due grandi servitori dello Stato: “Dobbiamo tenere le mafie lontane dal Pnrr, è il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e degli uomini e donne delle loro scorte, a trent’anni dalla loro barbara uccisione”. Draghi ha chiuso il suo discorso dicendo: “All’Italia serve un nuovo patto di sviluppo concreto e sincero. Partiti siete pronti a ricostruire questo patto? Siamo qui, sono qui, in quest’Aula solo perché gli italiani lo hanno chiesto. È una risposta che ora dovete dare a tutti gli italiani”. Ora tocca ai partiti.