Lo ius scholae? Una legge di destra, ma a Salvini e Meloni non frega nulla

L’errore che si ostina a commettere la destra sovranista ed estremista è quello di rinunciare sic et simpliciter al grande tema dei diritti civili contrapponendoli capziosamente e a meri fini propagandistici ai diritti sociali accecata com’è da una pregiudiziale ideologica che sconfina nella xenofobia razzista.
In questo, cioè nell’approccio ideologico, destra (sovranista) e sinistra si assomigliano molto affrontando alcune tematiche da posizioni inutilmente aprioristiche che prescindono dal merito (come è accaduto sul DDL Zan) e che lasciano privi di tutele e regole proprio i soggetti da tutelare.

Lo stiamo vedendo chiaramente in questi giorni con l’accanimento estremista di Lega e Fratelli d’Italia contro lo ius scholae. Far barricate solo per il gusto di far barricate e marcare un territorio elettorale che nemmeno esiste (visto che il 63% degli elettori di questi due partiti sono pure favorevoli alla norma). Meloni, Salvini ed epigoni vari sono tutti intenti a gridare ai quattro venti che “ le priorità del PD sono la cittadinanza facile agli immigrati invece di pensare agli italiani in difficotà” . Già la formulazione etnicizzante chiarisce quali sono le matrici (concetto che piace a Meloni, tra l’altro) ideologiche delle rispettive posizioni.
Ma i due figuri dimenticano due cose fondamentali, una di metodo e l’altra, pure più importante, di merito.

Nel metodo, si dovrebbe far presente a questi retrivi alfieri del “terra e sangue” che se invece di abbarbicarsi su improbabili trincee, dessero il loro contributo costruttivo per migliorare una legge di civilità, se invece di bloccare il Parlamento con 700 emendamenti scendessero nel merito della legge, in un paio di settimane lo ius scholae verrebbe approvato e potremmo tutti dedicarsi agli italici problemi (magari offrendo pure delle soluzioni concrete visto che queste latitano sia da parte di Meloni che da parte di Salvini).

Nel merito – e da destra è assai più rilevante – va sgombrato subito il campo: lo ius scholae è un provvedimento di destra. E il fatto che , invece, in Italia sia la sinistra a farsi promotrice di questa battaglia lo si deve solo alla peculiarità della destra nostrana che, dimentica dei principi fondamentali del liberalismo, del repubblicanesimo mazziniano e pure della storia patria, rimane incistata su un estremismo pagano e tribale.
Pensare che i diritti civili – che sono emanazione della “superiorità” dell’individuo sullo “Stato” (o altri enti collettivi) – siano di sinistra, in qualsiasi paese del mondo farebbe ridere. Ma non in Italia dove manca una destra liberale. Tant’è!
Scendiamo dunque nel merito e cerchiamo brevemente di rimettere le cose al loro posto per capire perché lo ius scholae è un tema di destra.

Intanto perché privilegia l’ elemento della scelta individuale di chi spontaneamente decide di aderire a un orizzonte culturale, a un complesso di regole e valori e non ne rimane incastrato per effetto di un fatto biologico come la nascita. Si sceglie cioè di diventare cittadini, piuttosto che esserlo per il solo fatto di essere nati in un certo posto (in questo lo ius scholae è pure meglio dello ius soli)

Potremo dire che in questa generalissima cornice di riferimento, sta la differenza tra un sano patriottismo e un retrivo nazionalismo. Spiegatelo alla finta patriota Meloni perché questo passaggio le deve essere sfuggito, o a Salvini del “prima gli italiani” (anche se l’ignoranza del padano è più giustificata – si fa per dire – visto che fino a qualche tempo fa con il tricolore si puliva le reali terga).
Oltre a essere frutto di una scelta individuale, lo ius scholae impone anche un certo profitto scolastico visto che si tratta di cicli di istruzione conclusi (evidentemente con profitto). Non è il mero trascorrere del tempo che “regala” la cittadinanza, ma è il merito ottenuto nel percorso di studi. E anche su questo la destra italiana qualche domanda dovrebbe pur farsela, visto che stranamente sta dalla parte opposta alla meritocrazia.

E’ una legge che richiama la nostra tradizione risorgimentale di quando qualcuno di saggio disse: “fatta l’Italia, dobbiamo fare gli italiani”. Ecco il “fare gli italiani” è un interessante punto di contatto con lo ius scholae, poiché in una scuola concepita non come un titolificio, ma come una comunità in cammino verso la formazione dei futuri uomini e dei futuri italiani, l’idea che il minore figlio di migranti si “costruisca” come italiano ha un che di eroico (mi si perdoni la retorica).
Peraltro, il “fare gli italiani” era un concetto della destra storica che qualcosa pure dovrebbe ricordare ai nostri sedicenti patrioti (la Meloni qualche tempo fa parlava di nuovo Risorgimento, dimenticandosene le basi evidentemente).

Allora cosa emerge da tutto questo? Che una destra realmente liberale, patriottica e meritocratica, non può che promuovere anche con un certo orgoglio lo ius scholae non perché ciò sia un volano per una “cittadinanza facile” come fanno intendere i pretoriani del pensiero (?) semplice e polare , ma perché, al contrario, rappresenta una scelta difficile. Una scelta, cioè, che obbliga il neo-cittadino a farsi carico dei doveri verso la Patria e verso la comunità che peraltro sono pure indicati in Costituzione. Mica roba semplice eh! Allora, nell’esaltazione del dovere come presupposto del diritto, la cittadinanza pone le basi verso un percorso tortuoso che chiama il minore per tutta la vita (o quantomeno fino a che non vorrà rinunciare alla cittadinanza italiana) a una reale integrazione sociale, unica speranza, peraltro, per evitare che, ghettizzato in una condizione di paria , scelga la via del crimine ad esempio. Non vogliamo spingerci fino a dire che la cittadinanza è l’antidoto alla delinquenza d’importazione (sarebbe un paradosso e ne siamo coscienti, se non altro visti i tanti delinquenti cittadini italiani), ma senz’altro costituisce una sorta di opportunità di far parte al 100% di una comunità, accettandone le regole e i principi fondativi nonché (un invito) a farsi parte attiva per il benessere e il progresso collettivo. Raccogliere quella chiamata e tradurla in atti coerenti e concreti è rimesso alla scelta individuale e alle conseguenti responsabilità di ciascuno. E questo è profondamente di destra! Quella seria, quella patriottica, quella liberale.