L’impossibilità di schierarsi del camaleontico Conte

Giuseppe Conte, un uomo dai molteplici titoli: presidente, avvocato del popolo, leader che presenta i decreti sicurezza con un sorriso accanto a Salvini, e il presidente del Consiglio che critica aspramente lo stesso Salvini fresco di Papeete. Un punto di riferimento forte per i progressisti, “Giuseppi” l’amico di Trump e un aspirante Prodi. Ammira Berlinguer e si considera un sovranista, rimproverando a Meloni di non esserlo abbastanza. Le versioni della figura di Conte sono in continua evoluzione.

Nel Partito Democratico, c’è fermento nel tentativo di costruire un “campo largo” con Conte, ma l’ex capo del governo mostra dubbi sia sull’alleanza che sul concetto di progressismo. La sua dichiarazione di equidistanza tra Joe Biden e Donald Trump ha deluso molti sostenitori dem, creando divisioni su come affrontare questa nuova situazione. Alcuni lo trattano con un bonario paternalismo, considerandolo ancora parte della famiglia politica. Altri lo vedono come un trasformista senza limiti né pudore, un personaggio che cambia colore come un camaleonte.

La psicologia di Conte nel mantenere l’equilibrio tra le fazioni è complessa. Non si sbilancia tra Trump e Biden, ma sottolinea la necessità di lavorare con chiunque vinca. La sua posizione è ambigua e sfugge a una facile categorizzazione. Le diverse linee nel PD riflettono questa complessità: alcuni lo trattano come uno scapestrato ma ancora “dei nostri”, altri probabilmente hanno compreso il gioco contiano.

Il patto repubblicano non basta. Alla ricerca di un “sogno” vincente

La questione dell’Alleanza progressista e la sua posizione futura sono oggetto di speculazione. Alcuni pensano che la “tarantella Conte-PD” possa durare fino alle elezioni europee, mentre altri sono scettici sulle reali intenzioni di Conte dopo il voto. Restano dubbi sull’aiuto che il risultato delle elezioni europee potrebbe dare a Schlein, con interrogativi su come Conte possa influenzare la coalizione in base ai risultati.

Chiedere a Conte di schierarsi è impossibile, teme di essere incasellato e vuole mantenere la flessibilità per contendere voti sia al PD che a Fratelli d’Italia.