L’Europa ancora troppo fragile: Macron, Scholz e Draghi rifondino l’Unione

Tre leader europei di spessore andarono, qualche tempo fa, in treno a Kiev a stringere la mano di Zelensky. I tre erano Macron, Scholz e Draghi. Portavano il nucleo dell’Europa, i tre paesi fondatori, in terra di Ucraina per sostenere un paese invaso da Putin. Portavano oro, incenso e mirra. L’oro delle armi, l’incenso della procedura di inclusione nella Ue, la mirra delle sanzioni. Un Europa più seria ed intelligente avrebbe schierato le truppe, se le avesse avute, e rinunciato a sanzioni controproducenti e suicide sul piano economico.

Il risultato di quel viaggio è che Macron ha perso le elezioni Legislative, Scholz ha la maggioranza in crisi, ed il paese sull’orlo di una crisi di nervi per carenza di gas, e Draghi deve salire sul Colle per rimettere il mandato. È finita l’unità nazionale e si è tornati a stupidaggini e populismi.

Di fatto un 3-0 per Putin, che non ha coalizioni da tenere insieme nell’autarchico impero russo. Magari dedicherà un po’ di tempo per indottrinare il Comandante Marcos Di Battista per lanciarlo in Italia come ai vecchi tempi il Migliore Palmiro Togliatti .

L’allargamento ad Est, iniziato dalla strategia dell’unificazione tedesca e proseguito su spinta delle amministrazioni americane che si sono succedute sta indebolendo l’Europa? Certamente il conto lo pagheranno pesantemente i paesi fondatori, e forse si capiscono le pulsioni isolazioniste della Brexit Inglese. Questa Europa non è né carne né pesce, non ha una deterrenza militare, è debole sulle materie prime e sull’energia, tende ad essere una enorme colonia in bilico tra Usa e Cina, i veri sfidanti in campo. La sfida l’ha forse persa quando non siamo riusciti a fare entrare nella UE la Russia di Eltsin o del primo Putin. Potevamo diventare con la Russia Eurasia, contenendone autarchie e derive imperialiste, ed oggi non sappiamo che orizzonte strategico abbiamo.

In Italia seguendo Grillo stavamo diventando la stazione di scambio della via della Seta. La fine di questa follia forse sta arrivando, con colpi di coda per la stabilità del Paese. Questa Europa però è ancora troppo fragile ed insegue i populismi ed i suoi leader, come lo stesso Zelensky.

Non ci auguriamo un Congresso di Vienna, ma un po’ di buonsenso e serietà dei paesi fondatori per rimettersi al tavolo e definire un nuovo patto non è auspicabile, è improcrastinabile. La Merkel non c’è più, ma il triumvirato si riunisca e faccia quello che fecero De Gaulle, De Gasperi ed Adenauer.