Vannacci, il generale dei parà, sembra il Don Camillo di Guareschi. Più il Peppone comunista lo attaccava, più lui cresceva, ricevendo solidarietà dai paesani del delta del Po. Vannacci è diventato il Nemico Pubblico n.1 di un mondo di sinistra che ha sposato la causa univoca ed esclusiva dei diritti e del progresso. Infatti Landini non parla mai di Vannacci, lui che parla su tutto.
Lui è simbologico in tutto e per tutto. È maschio eterosessuale, dichiaratamente omofobo, sessista, abbastanza razzista. Perfetto per incarnare il bisogno di un nemico sociale. Perché il cambio di paradigma della sinistra è sostituire il nemico di classe, il capitalista turboliberista direbbe Fusaro, con il nemico culturale, antropologico, sociale. Il prossimo duello politico sarà Vannacci vs Cortellesi.
Ora che Vannacci abbia una cultura da caserma, ed uno stile letterario confacente, è come dire che un prete puzzi di sacrestia. Se voi volete un parà del Col Moschin progressista e iscritto all’Arci state chiedendo la luna. Non ce n’è nemmeno nei Navy Seal americani, nelle SAS inglesi o nella Legione Straniera francese. Gli uomini delle forze speciali, a cui si chiede di andare a combattere jidaisti e talebani, sono scelti e formati con quei valori e caratteristiche, altra cosa sono gli alti ufficiali da ministero, dietro una scrivania, che devono assumere una postura politicamente corretta, per il bene della carriera.
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Chi si scandalizza del Generale non è stato sotto la leva obbligatoria, non ha vissuto in una caserma, non ha visto il genere umano variegato che rappresentava tutto il Paese. Dal valligiano bergamasco che conosceva solo le sue vacche, al ragazzo di Nuoro o di Africo in Calabria. Sono le posizioni di chi sta solo con i propri simili, per censo, strato sociale o culturale. Il paese reale è variegato, e spesso non lo capiamo perché non ci piace, per diversità, come il razzismo Nord-Sud, come uno del centro città nei confronti di un ragazzo cresciuto al Corviale o allo Zen.
Vannacci è diverso da molti, ma simile a tanti. Solo che una certa stampa, invece di ironizzare o lasciarlo nell’indifferenza, lo ha fatto assurgere ad un eroe, un Aiace Telamonio, aggressore delle mura democratiche di Troia. Stanno facendo di tutto, anche nella destra politicamente corretta, per farne un testimonial politico. Se poi lo inquisiscono ne fanno una vittima, un Davide contro Golia. Così i demoni culturali da combattere sono più caratterizzati, stilizzati, evidenti. E lo faranno vincere, purtroppo per lui, purtroppo per noi.