L’ennesima legge pensionistica di un populismo che arranca

La recente circolare dell’Inps che introduce la cosiddetta “quota 103” al sistema pensionistico italiano rappresenta un altro esempio del modo in cui il governo sta affrontando in maniera confusa e irresponsabile la questione delle pensioni. Questa proposta, invece di rappresentare una soluzione chiara e ben ponderata, sembra più un tentativo di placare gli elettori attraverso misure superficiali e populiste che avranno un impatto negativo sul sistema pensionistico nel lungo termine.

In primo luogo, la possibilità per i lavoratori dipendenti di evitare il versamento dei contributi previdenziali per il periodo che li separa dall’età pensionabile di 67 anni per quanto possa sembrare allettante per chi desidera guadagnare qualche euro in più temporaneamente, è fondamentalmente un “prestito” sul proprio futuro benessere finanziario. Alla fine, si tradurrà in pensioni più basse per gli anni a venire. Questo approccio, non nuovo ad un governo in difficoltà su tutti i principali temi, ha il semplice scopo di attirare l’attenzione degli elettori, facendo sì che non si sentano traditi dalle promesse non mantenute di Meloni & Co. (aspettiamo ancora il blocco navale).

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Il governo sembra incapace di prendere decisioni chiare e responsabili in merito alle riforme pensionistiche. Invece di affrontare apertamente il problema tentando di riformare seriamente un sistema ormai al collasso, insostenibile per le casse dei cittadini, sembra preferire nascondere le difficoltà dietro meccanismi complessi e poco chiari. La dimostrazione di un governo che evade le sue responsabilità.

È la necessità di mantenere le promesse elettorali a qualunque costo, anche quando queste non siano realizzabili se non accroccando blandi rimasugli delle proposte originali.

È ora che Meloni mostri innanzitutto una maggiore chiarezza, responsabilità e impegno per garantire la stabilità del sistema pensionistico e il benessere dei cittadini a lungo termine, anziché cedere alle continue tentazioni populiste.