Le strazianti storie dei bambini sopravvissuti ai massacri; 177 hanno perso la vita da inizio guerra

Si trattengono a stento le lacrime leggendo le storie dei bambini di Kiev. Rimasti soli, senza mamma né papà. Uccisi, alle volte, sotto i loro occhi. Costretti a scappare dalle loro case, in fretta e furia, senza nemmeno riuscire a prendere l’orsetto di peluche preferito.

Sono almeno 177 bambini i uccisi e più di 336 sono rimasti feriti dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. A renderlo noto è l’Ufficio del procuratore generale su Telegram; mentre a raccontare al mondo le loro storie sono i cronisti, gli inviati dei media occidentali. Come quella del piccolo Vlad Tanyuk, 6 anni.

La sua mamma è morta di fame e di stenti a Bucha, città ucraina che ha subito più di altre il martirio ad opera dei russi invasori e, ora che la zona è stata liberata dalla resistenza, il bambino ha portato del cibo sulla tomba della donna, sepolta nel cortile della loro casa.

Il piccolo, mani in tasca, cappuccio in testa, di spalle alla tomba della sua mamma dopo averle lasciato il cibo, la cui mancanza durante l’assedio l’ha uccisa, è stato immortalato in uno scatto dal fotografo dell’Ap Rodrigo Abd, lo stesso che nei giorni scorsi ha documentato gli orrori di Bucha.

Non c’è solo Vlad, ci sono decine di altre storie, come quella di Anatoly, detto Tolya, bimbo ucraino di 9 anni che ha preso un taccuino rimediato chissà dove e ha scritto parole  tenerissime e strazianti per la sua mamma Galyna, morta sotto il fuoco dei russi mentre col figlio cercava di fuggire da Hostomel, pochi chilometri a nord di Kiev. Per la donna non c’è stato nulla da fare, il bambino invece è stato soccorso e portato in salvo. È appena ha potuto Tolya ha voluto scrivere una lettera per la mamma che non c’è più.

“Mamma, questa lettera è un regalo per te. Se pensi che io sia cresciuto invano ti sbagli. Penso che questi 9 anni siano stati i migliori della mia vita. Ti sono molto grato per la mia infanzia. Sei la madre migliore del mondo e io non ti scorderò mai. Spero che tu sia felice in cielo e spero che tu vada in paradiso. Ci vedremo in paradiso. Proverò a fare il bravo bambino per venire in paradiso da te. Baci”. E le lacrime, inevitabilmente, sono uscite.