Le illusioni del salario minimo tra lavoro nero e povertà

Ciò che suona bene non necessariamente funziona altrettanto bene. La propaganda sul salario minimo suona benissimo: imporre ai malvagi imprenditori di aumentare i salari, finalmente i poveri non saranno più tali, nessuno guadagnerà poco, tutti staranno bene, come essere in disaccordo. Ma le cose non funzionano così. Le leggi sul salario minimo hanno un difetto: funzionano in Paesi con economie avanzate ad alta produttività . Tutto il contrario di ciò che accade da noi dove la produttività è ferma da decenni ed è tra le più basse d’Europa. Piaccia o meno gli effetti sarebbero disastrosi proprio verso coloro che si vorrebbe aiutare. Verrebbero escluse dal mercato del lavoro tutti coloro che svolgono funzioni a bassa produttività e che quindi non possono essere retribuiti con salari più alti visto l’inevitabile nesso tra salario e produttività. Quindi verrebbero colpiti i più poveri, i meno istruiti, gli emarginati che andrebbero a gonfiare le file del lavoro nero e finiranno a carico del welfare a prescindere se si chiamerà reddito di cittadinanza, Rei, indennità x.

Qualcuno era liberale, qualcuno era riformista

Impostata così la cosa è un inutile semplificazione, ha il valore simbolico della classica bandierina alzata e oltretutto non tiene di conto dei diversi tenori di vita territoriali con accentuazione dei divari tra essi.
Il problema del lavoro povero e più in generale del salario si chiama produttività, abbassamento del costo del lavoro, abbattimento della burocrazia per agevolare gli investimenti, spostare il più possibile la contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale, di comparto, di territorio, formazione. Di quel milione e quattrocentomila di posti di lavoro che rimangono scoperti a fronte di tre milioni di disoccupati non tutti sono dovuti a bassa remunerazione, ci sono posti dove viene offerto un buon salario e a volte anche ottimo e quei posti di lavoro rimangono scoperti. Il che chiama in causa l’inefficienza dei centri dell’impiego e la mancanza di un sistema informativo che metta in comunicazione domanda e offerta.

A fronte di tutto questo il senso della battaglia politica sul salario minimo e impostata in questo modo quale è? Piaccia o no è una battaglia ideologica e anti liberale poi facciamo critica a chi si riempie la bocca di slogan. Già! Lo chiamiamo “massimalismo”.