La questione della conciliazione famiglia-lavoro nel Sud Italia è una questione che richiede un’attenzione particolare. Secondo i dati dello Svimez, solo il 35,3% delle madri con figli in età prescolare lavora al Sud, rispetto al 64% del Centro-Nord. Questo dato evidenzia una disparità significativa tra le due regioni.
A livello nazionale, il tasso di occupazione delle donne italiane con figli in età prescolare è molto basso, pari al 53,9%, rispetto al 60,5% delle madri con figli tra i 6 e i 17 anni. Nel Mezzogiorno, la percentuale si attesta al 40,8% per le madri con figli in età scolare. Questi numeri sottolineano come la mancanza di servizi nel Sud penalizzi il lavoro delle donne con figli, contribuendo anche alla crisi demografica che colpisce la regione.
In generale, il mercato del lavoro italiano sembra essere poco favorevole ai giovani. Le famiglie italiane registrano tassi di occupazione più elevati per i genitori rispetto ai figli, con il 67,8% dei genitori che lavora contro il 56,1% dei figli. Inoltre, il tasso di occupazione dei padri italiani è dell’83,2%, mentre per le madri è solo del 55,1%.
Secondo lo Svimez, questa problematica situazione delle donne è determinata dalla scarsità di posti disponibili negli asili nido, dai costi elevati per accedere a tali servizi e dalla mancanza di tempo pieno nelle scuole dell’infanzia. Si tratta di una questione specifica dell’Italia all’interno dell’Europa, dove i divari tra Mezzogiorno e Centro-Nord giocano un ruolo determinante.
Il divario sfavorevole al Sud nei tassi di attività si attesta tra i 25 e i 30 punti percentuali per tutte le tipologie familiari. In particolare, il divario rispetto alla media UE nel tasso di partecipazione femminile è di circa 13 punti percentuali, con il Centro-Nord distante solo 5 punti, mentre il Mezzogiorno è distante ben 28 punti.
Secondo la Banca d’Italia, in base alle proiezioni demografiche dell’Istat, entro il 2040 si prevede una riduzione del 9% della forza lavoro a causa della riduzione della popolazione. Tuttavia, se il tasso di partecipazione femminile nel Mezzogiorno convergesse verso la media UE entro i prossimi dieci anni, si potrebbe contenere questa flessione delle forze di lavoro.
Le proiezioni demografiche dell’Istat evidenziano differenze significative a livello territoriale, con una flessione del 21,8% nel Mezzogiorno e del 13,1% nel Centro-Nord per la popolazione tra i 15 e i 64 anni entro il 2040. Ciò comporterebbe una flessione della forza lavoro nel Mezzogiorno di circa un milione di persone.
È evidente l’importanza di intervenire per favorire l’occupabilità delle donne soprattutto nel Mezzogiorno, attraverso un potenziamento dei servizi per l’infanzia e delle infrastrutture scolastiche. È necessario promuovere una distribuzione più equilibrata delle responsabilità di cura all’interno della famiglia, favorendo una maggiore condivisione dei compiti tra i generi. Inoltre, è fondamentale facilitare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, adottando politiche che permettano alle donne di conciliare le esigenze familiari con la carriera professionale.
In conclusione, la situazione della conciliazione famiglia-lavoro al Sud richiede interventi mirati per garantire maggiori opportunità di lavoro alle donne con figli. Questo contribuirebbe non solo a combattere l’inverno demografico, ma anche a promuovere una maggiore parità di genere nel mercato del lavoro. È necessario agire con determinazione, investendo nella creazione di servizi adeguati e promuovendo politiche che supportino la conciliazione dei ruoli familiari e lavorativi. Solo così potremo costruire un futuro più equo e prospero per tutte le famiglie italiane.