La strategia di alleanze di Giorgia Meloni: una sfida per la destra moderata

Il ruolo della destra moderata nel contrastare il sovranismo e le alleanze europee con il PPE

In un’epoca in cui la politica europea sembra sempre più frammentata, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sta cercando di posizionare se stessa e il suo partito come protagonisti chiave nel panorama politico continentale. La sua strategia si basa sull’instaurazione di un’alleanza europea tra i conservatori e la destra sovranista, un piano che richiede un’analisi attenta e una valutazione critica.

Meloni è determinata a esportare il cosiddetto “modello Italia” anche a Bruxelles, ponendosi come una sorta di king-maker dell’alleanza tra i Conservatori e il Partito Popolare Europeo (PPE). La sua ambizione è quella di rovesciare gli assetti consolidati e imperniati sull’intesa tra socialisti e popolari, per far emergere un’Europa guidata dalla destra.

Tuttavia, è fondamentale analizzare questa strategia con occhio critico. La destra moderata, che si dichiara liberale, deve prendere posizione contro il sovranismo e le alleanze con i partiti nazionalisti. Questa visione politica, fondata sui principi di apertura, cooperazione e tolleranza, è in netto contrasto con l’approccio della destra sovranista, che spesso promuove l’isolazionismo e il nazionalismo.

Il progetto di Meloni, che cerca di cavalcare l’onda della destra estrema in diversi Paesi europei, può rappresentare una minaccia per la stabilità e l’integrazione europea. Mentre è vero che alcuni leader conservatori europei, come il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, potrebbero essere propensi a sostenere questa alleanza, ci sono molti ostacoli da superare.

All’interno del PPE stesso, ci sono contrasti e divergenze di opinione riguardo alla cooperazione con la destra sovranista. Il capogruppo del PPE a Bruxelles, Manfred Weber, sta affrontando resistenze all’interno del suo stesso partito in Germania. Inoltre, in Polonia, i leader dei conservatori e dei popolari sono in aperto conflitto, il che complica ulteriormente la prospettiva di una coalizione europea.

Un altro elemento che va considerato è il ruolo di Matteo Salvini, leader della Lega. Salvini ha proposto un’unità del centrodestra europeo, ma è collegato a partner politici che potrebbero rappresentare un ostacolo per la destra moderata. Il suo rapporto con Marine Le Pen, ad esempio, non gode della simpatia reciproca con Meloni, né è ben visto dal PPE.

La destra moderata, invece, dovrebbe cercare di consolidare una coalizione basata su principi liberali e democratici, promuovendo l’integrazione europea e contrastando il pericoloso sovranismo che minaccia l’unità dell’Unione e promuovendo una politica basata sulla cooperazione tra gli Stati membri.

Il ruolo della destra moderata in questa situazione è cruciale. Deve resistere alla tentazione di allearsi con forze politiche che promuovono l’isolazionismo e il nazionalismo, e invece sostenere un’Europa unita e solidale. La destra moderata dovrebbe lavorare per costruire ponti e promuovere il dialogo tra i vari attori politici, cercando soluzioni comuni che tengano conto degli interessi di tutti i cittadini europei.

Un’Europa guidata dalla destra moderata avrebbe il potenziale per conciliare le diverse visioni politiche e promuovere politiche che rispondano alle sfide attuali, come la crisi climatica, l’immigrazione e l’economia globale. Questa visione politica rappresenterebbe un’alternativa solida al sovranismo, che spesso si basa su promesse populistiche e soluzioni semplicistiche.

È fondamentale che la destra moderata mantenga saldo il suo impegno per l’integrazione europea e per una politica basata sulla solidarietà e sull’apertura al dialogo. Solo attraverso una cooperazione internazionale e una visione condivisa del futuro, l’Europa potrà affrontare le sfide attuali e mantenere la sua posizione di rilievo a livello globale.

Intanto Berlusconi, analizzando la possibili strategie che il centrodestra potrebbe adottare, ha sostenuto che: «Una maggioranza di centrodestra in Europa sarebbe una svolta importante e darebbe nuovo impulso al funzionamento delle istituzioni europee, superando ogni residua forma di scetticismo verso la casa comunitaria. La maggioranza fra popolari, liberali e socialisti, che ha retto le istituzioni europee per molti anni, ha fatto il suo tempo. Aveva un senso quando l’Europa era soprattutto un accordo fra gli Stati, e rappresentare nelle istituzioni europee tutte le grandi famiglie politiche dell’epoca ne garantiva una certa neutralità. Ma man mano che l’Europa ha acquisito una soggettività politica autonoma, processo che io considero necessario e fondamentale, è diventato sempre più importante che la sua guida assuma una connotazione politica chiara. Tenere insieme forze che hanno visioni ed obbiettivi diversi porta solo alla paralisi o a soluzioni pasticciate. In Europa, come nei singoli Stati, occorre una chiara assunzione di responsabilità politiche. Le alternative sono due, il centrodestra e la sinistra, lasciando fuori naturalmente su entrambi i fronti le frange estremiste inaffidabili ed irresponsabili. I cittadini europei hanno il diritto di scegliere. Io credo che noi popolari, con i liberali e i conservatori, rappresentiamo la maggioranza degli europei, una maggioranza con un’idea ben chiara dell’identità d’Europa, delle sue radici liberali e giudaico-cristiane, del suo ruolo attivo nel mondo. Ovviamente considero indispensabile che i nostri alleati italiani siano di questa partita. Se dentro o fuori dal PPE lo devono decidere prima di tutto loro».

La posizione del leader di quello che dovrebbe essere il partito più moderato dell’attuale coalizione di governo rimane quindi in linea con la posizione di Meloni, seguendo sovranisti e nazionalisti. Potrebbe essere motivo di preoccupazione un Parlamento europeo, che vede come maggioranza figure come Orban, Abascal, Le Pen, Salvini, Meloni e Morawiecki – attualmente occupati a limitare l’opposizione in Polonia – che conduca alla paralisi o alla frammentazione dell’Europa federale e politica per la quale i padri fondatori hanno lottato per porre fine a un secolo di conflitti. Le elezioni europee del 2024 rappresentano un importante e fondamentale momento di svolta nella turbolenta ma fruttuosa storia dell’Unione. Il sogno europeo potrebbe trasformarsi nel terrore del sovranismo se le sinistre socialiste e massimaliste persistono nel confinare i piani di solidarietà comunitaria nell’ideologia ambientalista, invece di basarsi su un ambientalismo realista e razionale. Il ruolo cruciale sarà quello dei partiti riformatori, liberali e pragmatici, i soli che seguono le idee di figure come Altiero Spinelli, Schuman e De Gasperi. Il sovranismo e il populismo rappresentano le minacce più severe e serie che l’Europa deve affrontare.