La sostituzione etnica di Putin: migliaia di ucraini deportati in Russia

I deportati del 2022. Sono gli ucraini a cui i russi hanno bombardato le case e distrutto le vite, e a cui ora, con la propaganda di regime e la promessa di una schiavitù però mascherata da “futuro migliore” vengono “invitati” a trasferirsi nelle zone sotto il controllo dei militari di Putin.

Siamo nel sud dell’Ucraina, nelle città cadute sotto il controllo russo, come Volnovakha, 12 mila abitanti, a metà strada tra Donetsk e Mariupol: pensioni, sussidi, terra, queste le “offerte” agli ucraini affinché accettino di passare dall’altra parte della barricata. Procedendo ad una sostituzione etnica in chiave russofona. Di fatto, paese dopo paese, cittadina dopo cittadina, stanno russizzando il Donbass più di quanto già non lo fosse.

Di Volnovakha non resta più niente, rimangono solo i cadaveri dei soldati e dei civili che hanno combattuto per la libertà, spesso congelati tra la neve e il gelo onnipresenti in quelle zone d’inverno. Ai pochi sopravvissuti rimasti nascosti negli scantinati i russi impongono il cambio della grivna col rublo, così da poter acquistare viveri e generi di prima necessità. Lo stesso accade in ogni territorio conquistato: la conversione della moneta è il primo passo, poi arrivano la distribuzione dei viveri russi e i giornali con la propaganda del regime, prima dell’imposizione di iscriversi nei registri degli invasori per il “welfare”, vale a dire per ottenere sussidi e aiuti. Il tutto accompagnato dai nuovi gerarchi di Putin che prendono il controllo amministrativo di quelle terre martoriate e distrutte dove tutto scarseggia tranne i cadaveri per le strade. L’apoteosi della sostituzione etnica avviene però con la deportazione vera e propria dei sopravvissuti verso aree controllate dai russi, come accade a Bezimenne, dove l’esercito invasore ha attrezzato aree di accoglienza dei profughi (non attraverso corridoi umanitari, ovviamente) sotto mega tendoni. Ma il vero obiettivo è trasferire quanti più ucraini possibile nella zona di Rostov-sul-Don, dove sono attivi quelli che i russi chiamano “programmi di accoglienza governativi”. Migliaia di ucraini stremati in esodo verso la Russia.