La sinistra riparta dall’autocritica: se perde non è sempre “colpa di”

Ripetiamolo una buona volta tutti insieme: “No, non è colpa di Calenda e Renzi”, se alle elezioni ha vinto il centrodestra (che di centro poi non ha assolutamente niente). Non si può giustificare la clamorosa sconfitta del Partito democratico e dei suoi alleati puntando il dito contro il Terzo Polo. I diversi commentatori che in questi giorni stanno accusando Italia Viva e Azione di aver determinato il trionfo di Giorgia Meloni al Senato ignorano quello che è stato il vero problema: la mancanza di una valida alternativa alla destra estrema e sovranista. Stiamo parlando ovviamente di un solido progetto liberale, riformista, di matrice europea. Vogliamo buttarla poi sui numeri? Pure in questo caso chi attacca Calenda e Renzi sbaglia: anche se i voti del terzo polo fossero confluiti in tutti i collegi uninominali sui candidati della sinistra, la destra avrebbe continuato ad avere a Palazzo Madama una maggioranza saldissima.

La destra ha eletto tra uninominale e proporzionale 115 senatori a Palazzo Madama. I senatori sono nel complesso 206, i 200 elettivi, più i senatori a vita Giorgio Napolitano, Carlo Rubbia, Renzo Piano, Liliana Segre, Elena Cattaneo e Mario Monti. La maggioranza al Senato è dunque a quota 104. Come ricostruisce Carmelo Palma su «Linkiesta» in un articolo, dal titolo “Analfabeti strumentali. La sinistra mitomane che incolpa Renzi e Calenda della vittoria della destra”, “se anche tutti, proprio tutti i voti di Italia Viva – Azione fossero confluiti in tutti i collegi uninominali del Senato sui candidati della sinistra (e quindi i due partiti si fossero eroicamente suicidati per la patria democratica) la destra avrebbe continuato ad avere a Palazzo Madama una maggioranza saldissima. A passare di mano da destra a sinistra sarebbero stati solo quattro collegi uninominali (Ravenna, Livorno, Roma Municipio XVI e Roma Municipio VII). La destra, nella migliore delle ipotesi, al Senato avrebbe avuto 111 seggi, ampiamente sopra la maggioranza assoluta di 104”. Più chiaro di così. Sembra proprio che di matematica a sinistra non vogliono sentirne parlare.

Ovviamente si sta parlando qui di numeri, perché se entrassimo nel merito dei temi, dei principi e delle ideologie, è chiaro che Calenda e Renzi mai avrebbero potuto coalizzarsi con Letta, che ha scelto di allearsi con personaggi come Nicola Fratoianni, il segretario di Sinistra italiana, che ha “votato 55 volte la sfiducia” al governo Draghi. Molti elettori hanno deciso con convinzione il Terzo Polo per il programma che puntava al proseguimento dell’operato dell’ex numero uno della Bce, ma qualcuno di sinistra lo avrà fatto anche perché l’alternativa era votare il Pd che aveva accolto a braccia aperte figure come Luigi Di Maio. Dunque meglio, segnare la crocetta altrove, premiando la coerenza di Calenda, ad esempio. È troppo difficile da capire? Quando la sinistra deciderà di fare un po’ di sana autocritica? Mica è sempre “colpa di” qualcun altro.

Carmelo Palma accusa la sinistra di soffrire di «mitomania»: “Questa sindrome è l’altra faccia della medaglia dell’idealizzazione di sé, che a sinistra è da sempre stile di vita e di pensiero. La sinistra non poteva perdere con quei buzzurri della destra italiana e visto che ha perso deve presentare la sconfitta come un misfatto dolorosamente subito e dunque deve inventarsi, letteralmente inventarsi, una colpa e dei colpevoli”. Non vi pare un’analisi condivisibile?