La Buona Destra vuole crescere nel Varesotto e parte da Marnate

La Buona Destra sbarca a Marnate grazie a Luca Vergani, ristoratore molto attivo in paese a livello politico. Qualche settimana fa aveva promosso un convegno sul commercio locale, organizzato dall’Officina delle Idee 2.0 e oggi ha presentato il leader nazionale del partito Filippo Rossi, giornalista romano già autore del libro “Dalla parte di Jekyll – Manifesto per una buona destra” che ha dato il via alla nascita di una vera e propria organizzazione politica che punta a proporsi come forza liberale e conservatrice nel solco dei più moderni partiti europei di quell’area.

«La Buona Destra è una realtà da conoscere – ha introdotto Luca Vergani -. Per questo abbiamo avviato un comitato promotore. Questa realtà è fortemente ancorata nei valori liberali e nell’ideologia liberale e lo fa partendo dal basso. Lo scollamento tra cittadini e politica va ricucito ascoltando i bisogni e i disagi della gente con soluzioni che non siano populiste. Con Gigi Farioli rapporti restano buoni e spero si avvicini a noi».

Il fondatore e leader nazionale Filippo Rossi è venuto a Marnate a parlarne con il coordinatore nazionale Maurizio Petrocco e con il suo omologo regionale Vittorio Tozzini: «Siamo un partito in perenne costruzione che si muove in un’area dove manca un’offerta politica di destra popolare, liberale ed europea. Vogliamo sciogliere quel legame tutto italiano tra un centro moderato (rappresentato da quel che rimane di Forza Italia e altri partitini) e i sovranisti-populisti in stile Meloni e Salvini» – spiega Rossi.

Prosegue il fondatore: «Il nostro è un movimento di base che non vuole fare acquisti di consiglieri comunali o regionali. Siamo entrati in consiglio comunale a Padova, ci siamo quasi riusciti in altre città. A Roma abbiamo appoggiato Carlo Calenda e a Verona Flavio Tosi. Parliamo con tante realtà del centro». Secondo Rossi «c’è voglia ed esigenza di un’offerta politica del genere. Scorie di 30 anni di bipolarismo tengono in congelatore il cambiamento, ma noi non abbiamo fretta e continuiamo a lavorare dal basso».

Se in Europa il riferimento è la destra gaullista francese o il modello Cameron inglese, la famiglia europea di riferimento si pone tra il Ppe e il gruppo dei liberali. In Italia l’orizzonte politico è più offuscato: «Guardiamo a Calenda o a quello che resta di Forza Italia. Nella Lega vediamo bene Giancarlo Giorgetti al quale mi rivolgo dal mio spazio sull’Huffington Post quasi quotidianamente ma deve fare una scelta e liberarsi dal salvinismo che pone domande e non dà risposte. Draghi va sostenuto con convinzione e invece il suo leader non fa altro che scavare il solco come Conte sta facendo coi 5 Stelle». Alle elezioni politiche e regionali? «Non fremiamo per la competizione elettorale anche se quello è il destino di ogni politico. Valuteremo come si muoveranno gli altri partiti ma noi in questo centrodestra a trazione Meloni-Salvini non vogliamo partecipare».

Conclude Vittorio Tozzini: «In Italia non si è ancora fatta la scelta tra destra di governo e destra di opposizione. I sondaggi dicono che il centrodestra vince ma poi al voto c’è una fetta di borghesia che non lo vota più come è accaduto alle ultime amministrative. C’è un grave problema di rappresentanza e credibilità».