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Inquinamento da plastiche: una buona notizia dal processo multilaterale delle Nazioni Unite

L’inquinamento da plastiche sta diventando insieme ai cambiamenti climatici, uno dei problemi più urgenti da affrontare a livello globale. Per meglio inquadrare il problema, basta pensare che secondo il programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), ogni minuto vengono acquistate nel mondo un milione di bottiglie di plastica monouso, e ogni anno, vengono utilizzate fino a 5 miliardi di buste di plastica. Il dato che colpisce è che di tutta la plastica che viene prodotta, la metà è plastica monouso e quindi utilizzata una volta sola prima di essere gettata e quindi diventare un rifiuto.

La produzione odierna annuale di rifiuti di plastica è pari a 300 milioni di tonnellate con una previsione di aumento che potrebbe raggiungere le 34 miliardi di tonnellate entro il 2050.
Un dato quest’ultimo che impone con urgenza un approccio globale nuovo, visto che ormai sia le plastiche che le microplastiche (minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri) sono disperse in grandi quantità nell’ambiente terrestre e marittimo.

Oggi le sfide sono: ridurre il volume incontrollato dei rifiuti da plastiche che finiscono attraverso i fiumi nei mari e negli oceani e, promuovere un maggior recupero e riciclo delle stesse al fine di aumentarne la circolarità. Infatti, oltre un oggettivo problema di inquinamento da dispersione nell’ambiente, giova ricordare che le plastiche sono prodotte attraverso i combustibili fossili e pertanto, nel ciclo di produzione, uso ed eliminazione, viene emessa anidride carbonica con il concreto rischio di aumentare ulteriormente l’impatto sui cambiamenti climatici.

Ad oggi, il riciclo stimato delle plastiche è di circa il 10% del quantitativo totale generato. Il resto viene portato in discarica, bruciato o esportato come rifiuti in paesi terzi. Parliamo prevalentemente di: involucri per alimenti, bottiglie di plastica, imballaggi, tappi di bottiglie, cannucce, filtri di sigarette a articoli comuni. È stato stimato dall’ UNEP che dalle 75 alle 199 milioni di tonnellate di plastica sono sotto gli oceani. Mentre Secondo il report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), nel bacino mediterraneo si trova oltre un milione di tonnellate di plastica e la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata in un ambiente marino.

Il livello di concentrazione raggiunto nel mare ormai è tale che si sono formati in tantissime aree marine (incluso il mar mediterraneo e il mar tirreno) delle autentiche “isole di plastica” formate da accumuli di rifiuti, la maggior parte dei quali si trovano nei fondali. Secondo il rapporto della Fondazione Ellen MacArthur “The New Plastics Economy Rethinking The Future of Plastics” (2016), nel 2050 ci sarà negli oceani più plastica che popolazione ittica.

Le plastiche persistono nell’ambiente per secoli e si degradano molto lentamente in microplastiche che sono ormai diffuse sia in superficie che in profondità nell’ambiente marino. Peraltro, un recente studio della Agenzia Federale Ambientale Austriaca e dell’Università Medica di Vienna, ha evidenziato la presenza di microplastiche nell’organismo umano.

A livello globale, i Paesi hanno differenti approcci sulle misure per la gestione dei rifiuti derivanti dalle plastiche, promuovendo divieti ad alcune plastiche monouso, obblighi di conferimento in discarica, o la riduzione degli imballaggi. In Europa abbiamo una Strategia per la plastica nell’economia circolare che prevede un calendario di azioni a partire dal 2018 sul riciclaggio, la raccolta differenziata, il monitoraggio e le azioni per ridurre le microplastiche e gli investimenti verso soluzioni circolari. Ma non in tutto il mondo è così. In molti Paesi industrializzati ci sono politiche basate su azioni volontarie e pochi obblighi. In moltissimi Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo e in economia di transizione, non ci sono politiche, strategie o azioni sufficienti per la gestione della plastica lungo tutto il ciclo di vita.

La buona notizia è che lo scorso 2 marzo è stata approvata alla 5 Sessione dell’Assemblea Generale (UNEA-5) del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), una risoluzione per la preparazione di uno strumento legale vincolante sull’inquinamento globale delle plastiche che dovrà essere adottato entro il 2024.

La risoluzione, approvata da 175 paesi, è un successo del multilateralismo che intende regolare attraverso un Comitato Intergovernativo di Negoziazione (INC), la plastica durante il suo intero ciclo di vita, compresa la progettazione, la produzione e lo smaltimento. Il primo INC che sarà composto da rappresentati dei paesi, si riunirà già entro la fine del 2022 con la finalità di presentare le migliori esperienze dei Paesi nella gestione della plastica e finalizzare entro il 2024, un accordo giuridicamente vincolante che i paesi firmatari dovranno rispettare. L’accordo, molto articolato, conferisce ai negoziatori un ampio mandato di misure su cui negoziare un trattato e che includerà misure obbligatorie e volontarie sull’intero ciclo di vita della plastica.

Gli aspetti più rilevanti della risoluzione sono:

  • La promozione della produzione e il consumo sostenibile della plastica, incluso la progettazione dei prodotti, la gestione sostenibile dei rifiuti, attraverso l’approccio dell’economia circolare e dell’uso efficiente delle risorse.
  • Lo sviluppo, l’implementazione e l’aggiornamento periodico di piani di azione nazionali basati su strategie paese sulla riduzione ed eliminazione dell’inquinamento da plastica, anche attraverso il supporto e la cooperazione regionale e internazionale. Quest’ultimo aspetto, include il trasferimento tecnologico e l’assistenza tecnica da parte di istituzioni multilaterali ai paesi in via di sviluppo e in via di transizione su base bilaterale e che potrà aprire all’istituzione di un possibile meccanismo finanziario ad hoc (fondo multilaterale).
  • La misurazione periodica dei progressi e dell’efficacia dell’implementazione dell’accordo anche attraverso l’istituzione di un sistema di reporting sui risultati ottenuti, unitamente alle valutazioni continue da un puto di vista scientifico, tecnico ed economico sull’inquinamento da plastiche.
    Il coinvolgimento del settore privato e di tutti gli stakeholder a livello locale, regionale e internazionale per supportare le strategie.
  • La diffusione della conoscenza attraverso campagne e scambio di educazione e informazione.

I contenuti della risoluzione, riprendono per approccio e architettura, altri meccanismi multilaterali ambientali che stanno funzionando (es: il Protocollo di Montreal) e se sarà negoziato dai Paesi con un alto livello di ambizione, allora ci saranno i relativi benefici ambientali. I benefici dell’accordo multilaterale, sono da ricondurre alla possibilità di armonizzare metodi, strategie e approcci per la gestione dell’intero ciclo di vita delle plastiche, con la possibilità per i Paesi in via di sviluppo e in via di transizione, di adottare politiche nazionali basate sulle capacità e sui bisogni del paese (country driven approch).

Per aiutare i Paesi a raggiungere i loro obiettivi di conformità al trattato, non solo saranno utilizzati gli strumenti multilaterali presenti (es: la Global Environmental Facility – GEF), ma la risoluzione, dà la facoltà alle Parti di prevedere un meccanismo multilaterale ad hoc, come ad esempio il Fondo Multilaterale Ozono del Protocollo di Montreal, che dalla sua istituzione ad oggi, ha supportato con successo i Paesi ad eliminare le sostanze ozono lesive.

Allo stesso tempo, il monitoraggio e la misurazione periodica dei risultati, darà un’indicazione alla comunità internazionale dei progressi ottenuti e, il continuo supporto scientifico, potrà facilitare ad esempio, la diffusione e la conoscenza delle alternative da un punto di vista di nuove molecole con un basso o nullo impatto ambientale.

Tuttavia nel mandato che viene dato all’INC, seppure viene riconosciuto che le microplastiche sono incluse nell’inquinamento da plastiche, non è previsto che i negoziatori stabiliscano azioni ad hoc per contenere il loro inquinamento. Quest’ultimo aspetto, sarà eventualmente considerato successivamente dai negoziatori, e in tal caso, si potrà emendare il trattato.

(Alessandro Giuliano Peru)