Indagini su un cittadino al di sopra di ogni Crosetto

C’è forte nervosismo, e molta insipienza, nel sistema politico del Paese. Crosetto querela Sallusti, non solo per il titolo de Il Giornale, “Indagine su Crosetto”. Parla di oscuri mandanti dietro il direttore. Quali mandanti? Quali magistrati complottavano contro il governo?

Sallusti si difende stupendosi dell’ingratitudine del gigantesco, in senso fisico, ministro della Difesa, e dice che il testo dell’articolo è abbastanza chiaro. Ma perché allora quel titolo? Solo per vendere un migliaio di copie in più?

E se il titolo fosse più azzeccato dell’articolo? Sallusti, come Crosetto, conosce cose che noi non sappiamo? Se Lo Voi, il procuratore di Roma, dopo aver ascoltato Crosetto, che immaginiamo goffo per la mole, delle sue parole, si sia arrampicato sugli specchi, alla fine trasformi la persona informata sui fatti in imputato? Non è la prima volta che accade. Bisogna capire cosa ha detto Crosetto, e cosa gli hanno domandato i magistrati. Ma perché il ministro può essere indagato? Perché o lui dichiara che è a conoscenza di fatti, che denuncia come ipotesi di reato, e quindi la magistratura deve chiamare in procura una serie di colleghi per interrogarli, ed il fascicolo prende una piega precisa.

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Oppure lui, consapevolmente o meno, ha attaccato un ordine costituzionale. In quel caso c’è un articolo del codice penale, attentato ad organi costituzionali, che persegue ipotesi di reato del genere. E quindi il ministro diventa imputato, e Sallusti ha ragione. Certo si potrebbe disquisire, materia per costituzionalisti, se la magistratura in quanto ordine è un organo o meno della costituzione, o ha una natura collaterale agli organi, ma sono questioni che interessano pochi. Quello che interessa il governo, per cui la Meloni, è se con quella intervista il gigante piemontese, fondatore di FdI, non abbia alzato una palla da fare schiacciare alla magistratura in mezzo alla riforma Nordio. Di fatto sembra che i primi, dati i vari comportamenti, da Del Mastro in avanti, che vogliano affossare la riforma della giustizia sono proprio coloro che l’hanno proposta.

Crosetto non ha né il fascino né la perfida bravura di Gian Maria Volonté nel film di Elio Petri, “Indagini su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, e la Meloni non vuole essere uccisa come la splendida Florinda Bolkan, non c’è  nemmeno la fantastica colonna sonora di Morricone, al limite una quadriglia nella famiglia del centrodestra. Quel film vinse l’Oscar, questo può tornare a Venezia con Nordio.

Il fascicolo è ormai aperto in quello che viene chiamato il porto delle nebbie, il Foro romano. È certo che ne verrà fatto un uso più politico che giudiziario. Colpa della debolezza della politica.