Dobbiamo guardare all’orizzonte europeo, dove si sta formando una strategia che ha come obiettivo principale l’opposizione ai movimenti sovranisti. Il Partito Popolare Europeo (PPE) sta considerando di proporre Ursula von der Leyen come candidata alla presidenza della Commissione per le elezioni del 2024, nonostante si tratti di una conferma. Una mossa che da un lato sembra essere una reazione diretta alla turbolenza politica italiana, e dall’altro rappresenta un chiaro rifiuto di allearsi con le forze della destra europea, guidate a Bruxelles da Matteo Salvini, Marine Le Pen e il partito neonazista tedesco AfD.
La decisione implica un compromesso per Manfred Weber, presidente del gruppo PPE, che non ha mai nascosto la sua antipatia nei confronti di von der Leyen. Eppure, l’attività della destra italiana ha suscitato non poca irritazione tra la leadership del PPE, rendendo la mossa non solo necessaria, ma inevitabile.
Weber, che ha cercato a lungo di ostacolare von der Leyen, principalmente nel tentativo di affossare il Green Deal, ha dovuto ammettere la sconfitta e accogliere la possibilità di un suo secondo mandato. La stessa von der Leyen, eletta quattro anni fa senza una legittimazione popolare diretta, sarebbe lieta se il suo eventuale secondo mandato derivasse dalle urne piuttosto che dagli accordi di governo.
L’imperativo anti-sovranista è chiaro. Antonio Tajani, membro di Forza Italia e figura di spicco del PPE, ha dichiarato: “Con Salvini assolutamente sì a un’alleanza in Europa. Il problema non è mai stato e non sarà mai Matteo Salvini, il problema sono AfD e Le Pen, che sono antieuropeisti”. Tuttavia, Salvini non può distanziarsi dai suoi attuali alleati.
Anche von der Leyen è categorica sull’impossibilità di scendere a patti con gli “estremisti che guardano indietro”. Parlando al primo ministro spagnolo, il socialista Sanchez, ha sottolineato: “Noi, i gruppi democratici del centro, dobbiamo mostrare che abbiamo una chiara idea di come vogliamo affrontare il cambiamento”.
La scelta del PPE segna un momento importante nella politica europea, forzando tutti gli altri gruppi a presentare i loro “campioni”. Il Partito Socialista Europeo sta già considerando diverse opzioni, come la finlandese Sanna Marin e il portoghese Antonio Costa.
Ma la prospettiva di un’alleanza tra il PPE e l’intera destra è ora del tutto esclusa, soprattutto in seguito alla proposta di Salvini. L’idea di un accordo solo con i conservatori appare sempre più improbabile, sia dal punto di vista politico che numerico.
Il Partito Popolare Europeo (PPE) sta considerando di proporre Ursula von der Leyen come candidata alla presidenza della Commissione per le elezioni del 2024
Risulta evidente che il Partito Popolare Europeo è allarmato dall’idea di un accordo con la destra sovranista. Con Giorgia Meloni e ancor di più con i parlamentari del gruppo Identità e Democrazia. Ad esempio, la delegazione polacca nel PPE, la seconda più numerosa dopo quella tedesca, vede con grande preoccupazione la possibilità di un’associazione con il conservatore e attuale premier di Varsavia, Morawiecki.
La leadership del PPE ha concluso che l’unico modo per prevenire questo scenario è presentare un proprio “SpitzenKandidat“, radicalizzare il confronto elettorale e rendere impraticabile fin dall’inizio il dialogo con la destra. Una strategia che ha lo scopo di garantire un futuro europeo più integrato e collaborativo, in linea con i principi democratici di base.
La prospettiva delle elezioni del 2024 mostra un panorama politico europeo diviso e in tumulto. Ma è un tumulto che potrebbe portare a un rinnovamento necessario. Per quanto riguarda l’elezione della presidente della Commissione, se von der Leyen riuscirà a ricostituire la “maggioranza Ursula” e ottenere un altro mandato, sarà un segnale chiaro dell’opposizione dei partiti democratici alla crescente marea sovranista. Il prossimo anno sarà senza dubbio un anno di svolta per l’Europa e le sue istituzioni, un anno in cui le scelte che faremo determineranno il futuro del nostro continente.