Il rigassificatore di Piombino e l’Italia bloccata dai no

Quanti si ricordano del rigassificatore a Piombino? Ne è passato di tempo da quando sembrava il problema più serio del paese, un’arma di distruzione nei nostri porti italiani. Inaccettabile. O almeno non un’altra, sì perché la storia inizia in Liguria, dove un rigassificatore a Panigaglia ha operato per decenni senza destare particolari attenzioni. La sua esistenza è stata pressoché sconosciuta alla maggior parte dei cittadini italiani.

Insieme al rigassificatore a Piombino ne viene portato uno a Ravenna. Nella città emiliana non si crea nessun problema, nessuno scandalo. Non è lo stesso per Piombino, i Toscani hanno una storia tumultuosa con le grandi infrastrutture. Ed ecco che ad opporsi arriva anche il Tar.

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Alla fine però il rigassificatore viene autorizzato, e fino ad adesso ha lavorato silenziosamente lontano dai riflettori ma a quanto pare il sindaco è riuscito a strappare comunque una mezza vittoria. Sì perché sembrerebbe che Giorgia Meloni gli abbia concesso una scadenza di tre anni. Questa decisione ha suscitato una serie di proteste e manifestazioni a Vado Ligure, dove si prevede che la nave si sposti alla scadenza.

Ed ecco riniziare la solita tiritera, da punto a capo, con addirittura Freccero che si candida a Vado contro il rigassificatore. Perché alla fine dal passato si fa una fatica tremenda ad imparare, soprattutto in un paese come l’Italia.