Il reato universale sulla GPA: una proposta senza fondamenta

La recente proposta di legge che prevede il riconoscimento della Gestazione per Altri (GPA) come reato universale ha scatenato un acceso dibattito all’interno del panorama politico e giuridico italiano. Molti hanno espresso la loro opposizione a questa iniziativa, sottolineando una serie di punti critici che minano la sua validità giuridica e logica.

Uno dei principali punti di critica riguarda la contraddizione intrinseca della proposta. Si osserva un disvalore semibagatellare assegnato dal nostro ordinamento giuridico a questo presunto reato, con una pena minima di soli 3 mesi e una massima di 2 anni. Tuttavia, si pretende di punirlo anche ove commesso al di fuori dei confini nazionali. Questa apparente ambiguità crea un conflitto di logica: se il nostro codice penale ritiene la gestazione per altri un reato di scarsa gravità, perché dovrebbe essere perseguito in maniera universale e con pene più severe?

L’ordinamento giuridico già consente al legislatore di selezionare alcune fattispecie punibili anche se realizzate all’estero, ma solo in casi in cui vi sia una logica sistematica che giustifichi tale strappo significativo alle regole territoriali. La ragionevolezza deve essere il cardine della legislazione penale, e la mancanza di coerenza tra la gravità del reato a livello nazionale e la scelta di punirlo anche extra confini solleva dubbi sulla validità della proposta.

A queste critiche si aggiungono altre preoccupazioni espresse da vari esperti in materia. La doppia incriminazione, ovvero la necessità che il fatto sia considerato reato sia nel paese in cui è stato commesso che in quello in cui si intende perseguire il reo, è uno degli ostacoli più rilevanti. La varietà di legislazioni e i diversi approcci culturali sulla GPA in tutto il mondo rendono complessa l’applicazione di un reato universale, poiché potrebbe non essere considerato un illecito in alcuni paesi.

Inoltre, le difficoltà nel ricercare e ottenere le prove necessarie per processare gli autori di un ipotetico reato di GPA all’estero sono ritenute praticamente insormontabili. Le rogatorie internazionali possono rivelarsi inefficaci e le differenze procedurali tra i vari paesi possono creare seri ostacoli nell’ottenimento di informazioni utili a un’indagine penale.

Il timore è anche che il dibattito su questa proposta è spesso guidato da motivazioni politiche anziché da una valutazione seria e razionale. Molti membri del Parlamento potrebbero essere contrari al reato universale della GPA, ma votano a favore per timore di essere considerati favorevoli alla gestazione per altri e per assecondare il populismo emergente che tende ad utilizzare il codice penale come strumento di propaganda elettorale.

L’opposizione alla proposta di legge che introduce il reato universale della GPA si basa sulla contraddizione tra la presunta gravità del reato e le pene previste nel nostro ordinamento, nonché sulla difficoltà pratica di applicare un reato di questo tipo oltre i confini nazionali. Il dibattito sul tema dovrebbe essere guidato da valutazioni razionali e giuridicamente fondate, piuttosto che da interessi politici e populisti.