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Il proporzionale per disarcionare il partito putiniano

“Logorare il governo Draghi è ormai l’attività a tempo pieno di 5Stelle e Lega. Se fallisce (…) l’azione del governo in materia di impiego dei fondi Recovery nel rispetto dei patti concordati con Bruxelles, ci saranno due conseguenze: l’impossibilità di contrastare gli effetti più drammatici della recessione e un danno reputazionale che si ripercuoterà sul lungo termine. L’Italia si sarà definitivamente dimostrata totalmente inaffidabile agli occhi degli altri europei. (…) Ha senso vincere le elezioni e poi trovarsi a governare su un cumulo di macerie?”. È da questa domanda che parte la lunga riflessione di Angelo Panebianco su «Il Corriere della Sera». Un quesito che chiama in causa “il problema rappresentato dalle nostre debolissime istituzioni”. Per questo si sta facendo largo l’idea che sia necessario tornare al sistema proporzionale. E, in effetti, come rimarca il politologo, sembra al momento “l’unica strada percorribile”. 

“Ciò che oggi più conta è che con la legge attuale, dopo le elezioni, si formerebbe sicuramente un governo, vinca la destra o vinca la sinistra, disunito su quasi tutto e, soprattutto, disunito sull’essenziale: la posizione internazionale del Paese. La proporzionale non ci garantisce contro questo rischio ma, almeno, lascia aperta la possibilità che, per via parlamentare, si formi una coalizione con una qualche unità di intenti sulla politica estera”, scrive Panebianco nel suo editoriale. “Per lo meno, se la forza del partito putiniano, oggi maggioritario in Parlamento, verrà seriamente ridimensionato dalle scelte degli elettori”, spiega il saggista.

Il sistema proporzionale dunque per disarcionare il partito putiniano. Ma Panebianco mette in guardia: “Forse bisogna scommettere sul fatto che, quando cambiano i sistemi elettorali, cambiano anche, almeno in parte, l’offerta politica e, per conseguenza, le possibilità di scelta degli elettori. In ogni caso, chi crede che basterebbe il ritorno alla proporzionale per mettere in sicurezza la Repubblica, si sbaglia di grosso”. E fa un esempio su tutti per far capire al lettore cosa intenda: “Basterebbe la proporzionale o bisognerebbe introdurre altri correttivi per ridare funzionalità al Parlamento dopo la scriteriata (perché fatta in quel modo) riduzione dei parlamentari?”. 

Da qui un ammonimento ai partiti affinché la smettano di piantare, in materia costituzionale, solo bandierine identitarie”. Anche perché “partiti deboli e istituzioni di governo deboli: è la peggiore combinazione possibile per la Repubblica in questa nuova e pericolosissima fase della storia del mondo”, evidenzia il saggista sul finale.