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Il crollo di Erdogan, Putin e Xi Jinping: l’autocrazia non è tutto ‘sto Carnevale di Rio

«L’idea liberale è diventata obsoleta. È entrata in conflitto con gli interessi della maggioranza schiacciante della popolazione», così disse Vladimir Putin al giornalista del «Financial Times» Lionel Barber il giorno della Brexit. In quella stessa occasione, come ricorda Federico Fubini, in un editoriale uscito stamani su «Il Corriere della sera», lo zar tirò fuori un proverbio russo: «Chi non prende rischi non beve mai champagne». Un modo per esprimere quel che il leader del Cremlino pensava (e pensa tuttora): il modello autocratico era (ed è) superiore alle democrazie. Pensiero non dissimile da quello espresso da Xi Jinping un anno fa: «L’Oriente è in ascesa e l’Occidente in declino». Credevano di poter garantire crescita e influenza economica in tutto il mondo; sicuri com’erano ambedue di essere dalla parte giusta della storia. Alla luce di quanto sta accadendo in questi ultimi mesi appare evidente il contrario: la coraggiosa resistenza in Ucraina, come pure il porto di Shanghai bloccato dal Covid, rappresenta il ‘certificato di morte’ delle convinzioni dei due dittatori di turno, a cui si può aggiungere anche un terzo, il turco Erdogan.

“Gli ultimi giorni hanno consegnato ai grandi autocrati dati economici che riflettono impietosamente i loro evitabili errori”, osserva Federico Fubini sul «Corriere della Sera». “L’avvicinarsi del ventesimo congresso del partito comunista in autunno rende l’autocrate nervoso: se il rito si consumasse mentre là fuori Omicron imperversa, forse l’opposizione interna a Xi rialzerebbe la testa. Tutti sanno già ciò che l’uomo forte di Pechino non può dire: i vaccini cinesi sono arretrati, impotenti contro Omicron, dunque non resta che la repressione più cieca. Ma anche i suoi devastanti effetti sociali stanno costando all’autocrate malumori e credibilità”, osserva il giornalista. E Putin non se la passa meglio, lo dicono i dati che rivelano quanto in affanno sia oggi Mosca: “Le sanzioni occidentali non saranno perfette, ma mordono e l’economia crollerà tre volte più che con la pandemia”, spiega Fubini.

In difficoltà anche la Turchia: “La lira in nove mesi ha perso metà del suo valore sul dollaro e l’inflazione in aprile sfiora il 70% per un semplice motivo: Erdogan si era illuso di poter licenziare una serie di banchieri centrali che lo richiamavano alla necessità di una stretta monetaria. Credeva di poter fare da sé e ora dovrà assumersi la responsabilità per il caos che ne segue”, chiarisce sempre Fubini. Una disamina che sembra dare corpo a quanto sosteneva il presidente della Repubblica Sandro Pertini: «Alla più perfetta delle dittature io preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie». E non è questo il caso, tra l’altro. L’Italia avrà pure i suoi difetti, le sue sbavature, ma il nostro Paese non ha nulla da invidiare ai regimi di Putin o Erdogan. “La democrazia sarà anche ‘in declino’, ma anche l’autocrazia non si sente molto bene”, sentenzia Fubini. E come dargli torto?