“Il Cremlino delira”, Putin spicca mandato di cattura per lo scrittore-star Dmtry Glukhovskyy

Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha predisposto l’arresto del giornalista e scrittore di libri di fantascienza Dmitry Glukhovsky, dopo averlo accusato in contumacia di aver screditato le forze armate russe.

Lo scrittore 42enne, autore del romanzo “Metro 2033”, che si trova fuori dalla Russia, si era espresso contro la guerra in un post su Instagram e in commenti pubblicati su media occidentali. “I russi in maggioranza sono perfettamente inermi e impotenti davanti allo Stato che inculca loro una coscienza di pedissequa fedeltà al posto di quella civica. Viene insinuato nei cittadini lo sciovinismo imperiale facendolo passare per patriottismo” aveva affermato. “Sono pronto a ripetere tutto quello che avevo detto prima: ‘Fermate la guerra! Ammettete che è una guerra contro l’intero Paese e fermatela’”, ha scritto nei giorni scorsi su Telegram, dando per primo la notizia dell’incriminazione.

Dallo scorso 7 giugno Glukhovsky, lo scrittore più venduto in Russia negli ultimi dieci anni, autore popolarissimo tra gli adolescenti per via di una saga post apocalittica dalla quale è stato tratto un videogame di grande successo, è infatti inseguito da un mandato di cattura perché, in base alla legge sulla censura approvata a marzo, è accusato di avere gettato discredito sull’Armata russa, reato punibile con una pena variabile tra i dieci e i quindici anni di reclusione.

“Come si può credere a un delirio che travisa completamente la realtà scambiando il nero con il bianco, l’aggressore con l’aggredito? Eppure, proprio questa è la posizione ufficiale della Russia. E in molti ci credono”, diceva Glukhovsky.

Finora erano stati colpiti dalla censura singoli cittadini, dissidenti, giornalisti come l’esperto di servizi segreti Andrey Soldatov, ma nessun personaggio celebre del mondo culturale russo, che ancora conservava una sua sacralità. Ora invece il cambio di passo. “Putin intimoriva i politici, adesso lo fa con gli scrittori”, ha dichiarato su Twitter Lyubov Sobol, amica e alleata del dissidente numero uno Aleksej Navalny, che sta scontando una condanna a nove anni di carcere “per frode e insulti”.
Anche la squadra di Andrej Pivovarov, altro attivista incarcerato, è intervenuta sulla vicenda, scrivendo in un post: “Adesso la macchina della censura e della repressione passerà sopra tutto e tutti”. E, purtroppo, non è difficile immaginare che sarà proprio così.