Il Covid-19 e l’emergenza nelle carceri

di Kishore Bombaci

Coordinatore Buona Destra Toscana

Pochi giorni fa Spraynews.it e l’amico Umberto Baccolo mi facevano l’immenso onore di pubblicare un mio intervento sul dramma della situazione carceraria in Italia, che l’emergenza sanitaria da Covid 19 ha portato alla luce in tutta la sua manifesta evidenza. In tale emergenza, le Istituzioni hanno dimostrato la loro sostanziale incapacità (o forse mancanza di volontà?) di porre argine al problema. Invero, anche solo di provarci. Il dilagare della malattia nelle carceri, con conseguente grave danno per i detenuti e per la polizia penitenziaria e del personale in genere, è tema che rimane sconosciuto all’opinione pubblica nel silenzio altrettanto imbarazzante dei media.

Il carcere rimane una dimensione a se stante, completamente sconnessa dalla società. Dove i c.d “cattivi” in qualche modo possano essere trascurati, quasi fosse un ulteriore aggravio della pena, e quindi la loro salute può essere considerata bene trascurabile; e dove i coraggiosi poliziotti della penitenziaria debbano rassegnarsi al ruolo di eroi silenziosi ma al contempo vittime sacrificali del Sistema che, inesorabilmente, si arresta sulla porta dell’istituto di detenzione. Una visione distorta che consente forse alla società civile di lavarsi la coscienza evitando il problema, ma che non può in alcun modo risultare accettabile, sulla base della nostra Costituzione e delle norme internazionali, ma prima ancora sulla base di un sentimento etico di umanità e dignità da cui nessuno può essere escluso.

Una politica che sul tema si dimostra vigliacca, non è politica. A questo modo di pensare le cose, Buona Destra si ribella con fermezza. Nell’ottica di una Giustizia giusta liberale e garantista in ogni fase compresa quella dell’esecuzione pena, non ci sono aree dove i diritti fondamentali possano essere esclusi. Non esistono individui di seria A e individui di serie B. Questo dice la nostra Costituzione su cui ogni Istituzione giura solennemente. L’art.2 in tema di riconoscimento della dignità umana non trova certo limite nel detenuto o nell’agente di polizia penitenziaria. L’art. 27 non consente né pene né trattamenti inumani per il detenuto e mira (in combinato disposto con l’art. 2,3 e 32 Cost) alla salvaguardia della sua integrità psicofisica, in quanto essere umano . Il Sistema, dunque, ha fallito, dicevamo con l’amico Baccolo e nemmeno il c.d. Governo dei Migliori ha saputo, sul punto, dimostrarsi all’altezza della sua fama e nomea.

ll Governo Draghi e i particolare il Ministro Cartabia, nonostante ogni dichiarazione di intenti, sembra essersi dimenticato del proprio alto ruolo in questa specifica area. Una democrazia è tale solo se tutela gli ultimi, soprattutto quelli “finiti nelle mani” dello Stato. Soprattutto in tempo di pandemia. Per adesso, tanta retorica e pochi fatti concreti. E, quei pochi fatti concreti, completamente inadeguati insufficienti e a tratti risibili. L’ultimo, in ordine di tempo, oggi Il Generale F.P. Figliuolo annuncia trionfante che sono state consegnate al DAP ben 6.000 mascherine da distribuire a detenuti e personale negli istituti di pena. Lo ripeto – perché sembra incredibile – 6.000 mascherine. E la ministra Cartabia, invece di censurare la palese insufficienza della misura ancorchè (speriamo) parziale, rincara la dose dichiarando “Grazie al generale Figliolo, che ringrazio, abbiamo avuto la possibilita’ di recuperare un numero sufficiente di mascherine Ffp2. Sembra una banalita”, Numero sufficiente? O il Ministro non è stato messo al corrente dei numeri reali, oppure ha preso un abbaglio gigantesco. Un giro sul sito istituzionale del ministero del DAP, serve a chiarire meglio la situazione (peraltro probabilmente sottostimata in termini numerici).

Il numero totale dei detenuti in Italia ammonta a 54.134 unità e che il personale impiegato negli istituti di pena ammonta a circa 41.000 unità fra Polizia Penitenziaria (36.000 circa) e altre figure professionali. Insomma, un totale approssimativo di 100.000 persone ha a che fare per larga parte della propria vita e della propria giornata con il carcere e che ha diritto a veder tutelata la propria salute proprio come chiunque altro. A fronte di tale numero, il Governo ritiene sufficiente e proporzionato l’invio di 6000 mascherine in tempo di quarta ondata Covid? Come ben fa rilevare il Segretario della UILPA PP, De Fazio, dopo questa trovata del Governo, numeri alla mano, toccherà ben 1 mascherina FFP2 ogni 16 persone (e 30 per ogni carcere). Come si possa non rendersi conto della totale insufficienza di tale disposizione che ha quasi il sapore macabro del nero sarcasmo è circostanza davvero ignota, a meno di non voler pensare a una quantomeno totale superficialità. Il Governo deve dire in modo chiaro se ha realmente intenzione di adottare misure a protezione della popolazione carceraria o ritiene di potersi disinteressare di questa fetta considerevole di cittadini.

A ciò aggiungasi – e anche in questo – non possiamo assolutamente che essere d’accordo con De Fazio, segretario di UILPA PP – il totale fallimento della misura green pass semplice per quanti vogliano effettuare colloqui in presenza. Misura che, come fa rilevare De Fazio, evidentemente vale solo per i familiari dei detenuti ma non per gli stessi, come se a contagiarsi fossero solo i primi e non i secondi. Come se non bastasse, nemmeno sul fronte della prevenzione le cose possono dirsi rosee. Tutt’altro. Il sistema delle vaccinazioni in carcere sta miseramente fallendo. Sono state somministrate solo circa 97.017 dosi per una popolazione, ripeto, di 54.134 detenuti, con la conseguenza che, in media, molti detenuti al momento non hanno ricevuto la seconda dose. Ancora! il Governo si è completamente dimenticato – nonostante i numerosi appelli degli operatori di settore – la necessità di un aggiornamento dei protocolli di sicurezza che risalgono all’Ottobre 2020.

Di fronte a questo scenario, il Gen. Figliuolo e il Ministro Cartabia gioiscono della dotazione di di 6.000 mascherine FFP2? Misura, ripeto risibile e adottata con sensibile ritardo, mentre da settimane si parla di obbligo per i luoghi più esposti a rischio sovraffollamento. Ci siamo dimenticati che gli istituti di pena soffrono del problema del sovraffollamento da decenni? Ci siamo forse dimenticati che il covid prolifera in situazioni di assembramento e che quindi, basta un mero sillogismo aristotelico per comprendere come gli istituti di pena sono forse i più esposti? Possibile che dinanzi a tale banale logica, il Ministro Cartabia dice che “non era banale recuperare ben 6.000 mascherine per gli istituti penitenziari? Quindi, mentre per teatri, stadi, cinema si è solerti (si fa per dire) a dettare regole, il luogo principe del sovraffollamento viene semplicemente dimenticato, trascurato, confinato in un angolo nel silenzio totale dei media.

Sembra proprio che il mondo carcere sia considerato volutamente una dimensione nel quale la Politica non deve interessarsi se non “incidenter tantum”. Questo non è accettabile. È una vera e propria discriminazione, nemmeno tanto mascherata, che occorre mettere in luce con chiarezza e da cui serve prendere le distanze in modo netto e cristallino. Sarebbe ora che le Istituzioni si facessero carico, invece di un problema grave e reale, che non può essere demandato ai singoli o alle pur meritorie donazioni (come il caso di Boots e Atena che hanno donato 9.000 mascherine FFP2)