Il completo fallimento delle politiche securitarie del governo Meloni

In una settimana funestata da tragiche notizie di violenza, dall’omicidio di un giovane musicista a Napoli alla rapina mortale di una tabaccaia a Foggia, emerge in maniera chiara il fallimento delle politiche securitarie promesse dal governo Meloni. Questo governo di destra aveva ottenuto la fiducia degli elettori promettendo maggiore sicurezza, ma i dati provenienti dal Ministero dell’Interno indicano che i reati quali furti e rapine, che incidono maggiormente sulla percezione di sicurezza dei cittadini, sono in aumento.

Ciò che rende questa situazione ancora più preoccupante è il fatto che tali episodi di violenza e criminalità sembrano diffondersi in molte regioni d’Italia, dimostrando un grave deficit nella gestione della sicurezza da parte del governo. Il problema principale sembra essere la mancanza di una strategia di prevenzione efficace, con il governo che ha invece concentrato i propri sforzi sulla repressione, l’introduzione di nuovi reati e pene più severe, spesso guidati da battaglie ideologiche anziché da una reale considerazione del benessere della società.

Ad esempio, sono state introdotte leggi che puniscono le coppie che cercano di avere un figlio all’estero dove la pratica è legale, sono state messe in atto misure repressive contro i rave, gli ambientalisti e i consumatori di cannabis, senza affrontare in modo efficace il problema delle mafie dello spaccio, che continuano a trarre enormi profitti da queste politiche. La strada della prevenzione, che dovrebbe essere basata su un adeguato presidio del territorio, su assunzioni e dotazioni moderne per le forze dell’ordine, sembra essere stata abbandonata.

Leggi anche: Mara Carfagna: “Castrazione chimica? uno slogan per fare la faccia feroce”

Inoltre, il governo non ha affrontato con successo la sfida dell’immigrazione illegale, nonostante questa sia stata una delle promesse principali durante la campagna elettorale. Gli sbarchi sono aumentati, e invece di adottare una strategia di cooperazione con altri paesi europei, il governo sembra preferire accordi dubbi con i regimi tunisini e libici, trattando il fenomeno dell’immigrazione come un’emergenza anziché come una questione strutturale da affrontare con programmazione e prevenzione.

Una mossa controversa è stata quella di affidare il contrasto all’immigrazione clandestina al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR), un organismo che non dovrebbe avere questo compito secondo la sua legge istitutiva. Questo sembra essere un tentativo di concentrare il potere esecutivo nelle mani del governo centrale, minando il principio di decentramento democratico.

In conclusione, la destra al governo sembra essere in crisi sulla gestione di temi cruciali come la sicurezza e l’immigrazione. Le opposizioni dovrebbero agire come contrappeso responsabile, richiedendo politiche di prevenzione efficaci, un aumento delle forze dell’ordine e una maggiore attenzione alla difesa del paese. Solo attraverso una reale considerazione delle esigenze della società e una governance democratica si potrà affrontare con successo questa sfida.