Se non si elabora, culturalmente prima che politicamente, un’altra destra, liberale e non liberista, conservatrice del buono che c’è, e riformatrice di quello che non c’è, il futuro è quello, più si spinge sul populismo, dei saluti romani e dell’apologia del fascismo.
L’antifascismo in Costituzione è disputa di dotti e sapienti, come diceva Bennato, ma l’apologia del fascismo è codice penale. Lo sanno i questurini, lo sa soprattutto la Digos, e lo dovrebbe sapere il Prefetto di Roma ed il ministro Piantadosi. Lo dovrebbe avere studiato per il suo concorso. I ministri degli interni democristiani lo sapevano, e la Digos usciva, e ti segnava a vita. Oggi lo ha fatto? Con tutte le tecnologie di cui disponiamo, telecamere, droni, web, ha individuato e schedato gli autori del reato? Perché ai sensi del codice penale quello che è successo è reato.
La prima persona che si dovrebbe preoccupare di tutto ciò è la Presidente Meloni. Perché sta crescendo un’altra destra che la ritiene arrivata, arrivista e dorotea. E loro non ci stanno, sono duri e puri, e non gli piace l’America, scritta senza kappa, la Nato e Biden. Non gli piace forse manco l’Ucraina e l’appoggio che la Meloni gli dà. Non sono cani sciolti, sono una muta, che sta da tempo avanzando, e troverà prima o poi un Capo, in qualche pub, si chiamano così oggi le birrerie. E la prima vittima sarà la democristianizzata Meloni.
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Per questo dovrebbe sostituire l’inadeguatezza prefettizia con uno Scelba, uno capace di arrestare e sparare, se contrastato. I democristiani i fascisti li facevano picchiare dai celerini, come i comunisti troppo esagitati. O la Celere oggi serve solo a dare qualche manganellata a qualche figlio di papà all’università? Sai chi manca oggi? Uno Sciascia che proprio l’otto gennaio compiva gli anni. Lui si che avrebbe saputo scrivere in modo sapiente, dirimente, tagliente, queste righe. In altro modo, in Todo Modo.