I conservatori bocciano la Truss, costretta ad un umiliante dietrofront sulla manovra fiscale

Una patrimoniale al contrario, che favoriva i redditi più alti. I conservatori inglesi si sono ribellati contro l’illiberale piano fiscale del primo ministro inglese Liz Truss e l’hanno costretta ad un umiliante dietrofront: cancellata, poche ore dopo la strenua difesa della stessa premier, la proposta di rimuovere l’aliquota del 45% per i redditi oltre 150 mila sterline, bocciata da opinione pubblica e mercati. E anche dagli stessi conservatori, preoccupati per l’assenza di adeguate coperture finanziarie.

L’annuncio della Truss aveva immediatamente portato ad un’impennata dell’inflazione, proprio mentre la Banca d’Inghilterra provava ad arginarla col rialzo dei tassi e con l’acquisto di 65 miliardi di bond per rasserenare i mercati. Dopo il summit notturno con il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, è arrivato un dietrofront che fa fare alla Truss una pessima figura e ne indebolisce la leadership. Il primo ministro di Downing Street, del resto, è da giorni bersaglio di violente critiche, il suo partito è sceso nei sondaggi ai minimi storici e gli stessi conservatori sono stati ad un passo dal chiederne le dimissioni per il disastro combinato, con la sterlina al punto più basso degli ultimi 37 anni, gli interessi alle stelle e i fondi pensioni sull’orlo del crack.

“Non andremo avanti con il nostro piano di rimuovere l’aliquota del 45% – ha annunciato questa mattina Kwarteg, altro sostenitore delle tasse più basse per i redditi più alti -. Oramai è diventata una distrazione per la nostra missione di vincere le sfide che abbiamo di fronte. Abbiamo capito la lezione, l’abbiamo ascoltata”. Un dietrofront che politicamente affossa la Truss, la quale per il momento resta comunque al suo posto, ma che viene premiato dai mercati: stamattina la sterlina ha subito un netto rialzo dopo giorni davvero bui. A rendere possibile l’inversione a U è stata la rivolta interna al partito conservatore, che ha minacciato di non votare in aula il provvedimento della premier tatcheriana, che ora deve fare i conti con il disastro finanziario, politico e di comunicazione che ha scatenato in pochi giorni.