I Cinque Stelle allo sbando e all’orizzonte c’è solo il tramonto

C’è un caos stratosferico in casa Cinque Stelle e, tra ombre, veleni e sospetti, all’orizzonte si vede solo il tramonto.

Quella di ieri è stata una domenica frenetica con una guerra senza esclusione di colpi: un tutti contro tutti, che vede contrapposti gli eletti al secondo mandato contro i vertici e controBeppe Grilloe gli stellati alla prima legislatura contro i colleghi più esperti (e anche contro eventuali «nuovi» ingressi nel M5S comeAlessandro Di Battista). Oggetto del contendere: eventuali deroghe al tetto dei due mandati e l’alleanza con il Pd.

Dopo il video del garante a favore del tetto massimo di due legislature, la polemica interna non accenna a placarsi. I tempi sono stretti: entro dieci giorni, come ricorda Corriere.ti, la questione andrà risolta in un modo o nell’altro. E tutti aspettano una mossa di Giuseppe Conte. «Che farà? — si chiedono nel Movimento — Andrà contro quanto ha promesso a molti di noi parlandoci di deroghe o andrà contro il volere di Grillo?». La domanda innesca una serie di ragionamenti in seno al partito. C’è chi si chiede «come sia possibile dare il la a questa situazione politica senza aver già deciso una strategia».

Parole che fanno crescere il sospetto che «i contiani vogliano fare piazza pulita di tutti». Eppure tra i big a rischio ci sono alcuni fedelissimi del nuovo corso comeRoberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi e i ministri Fabiana Dadone e Federico D’Incà. Chi è entrato in Parlamento per la prima volta nel 2018 solleva interrogativi di carattere opposto: hanno intenzione di mettere radici in Parlamento? Ma non erano cittadini prestati alla politica? Anche su Grillo, oltre alla questione della deroga al finanziamento pubblico, si insinuano dubbi: «Non vorrà rimpiazzarci con qualcuno di sua conoscenza?».

I veleni vanno oltre la faida tra parlamentari e toccano le liste. «Ci saranno le Parlamentarie?». In teoria il nuovo statuto contiano all’articolo 7, lettera A, le prevede, ma i tempi sono stretti e il Movimento non ha una struttura rodata — dopo l’addio a Rousseau — per vagliare migliaia di documenti. Giorni contati per un iter complesso. E la riunione dei vertici (allargata) per definire una road map verso il voto dovrebbe essere domani. Primo tema sul tavolo: il nodo delle alleanze e le ripercussioni in chiave elettorale. Ieri Enrico Letta ha chiuso definitivamente la porta ai Cinque Stelle.

E mentre i vertici traccheggiano, Di Battista si lancia al contrattacco dei dem (e dell’agenda Draghi): «Ora che siamo in campagna elettorale dalle parti del Pd ripartirà la litania del voto utile contro le destre che vogliono colpire i lavoratori. Cioè sognano di fare quel che il Pd ha sempre fatto», scrive sarcastico l’ex deputato. Ma nel Movimento le mosse di Di Battista creano qualche malumore. C’è chi punge: «Ha detto che sarebbe tornato dopo la nostra uscita dal governo Draghi. Gli consiglio di guardare il sito del governo, perché i nostri ministri sono ancora lì», afferma un parlamentare. A un mese dalla presentazione delle liste, l’orizzonte degli stellati è ancora sottosopra.