Guai ad affermare che, in biologia, i sessi sono due. Il rischio? Essere tacciati di transfobia. Ed è evidente che la faccenda, qui, stia trascendendo. Lo dimostra quanto accaduto all’Università di Berlino, dove la biologa Marie-Luise Vollbrecht nell’ambito della “Notte delle Scienze” intendeva tenere una conferenza sulla questione del “Perché in biologia ci sono due sessi”. Ma questo le è stato impedito: il gruppo di lavoro dei giuristi critici (akj) ha indetto una protesta perché l’affermazione che in biologia esistono solo due sessi sarebbe “non scientifica” oltre che “disumana e ostile alle persone queer e trans”.
Ovviamente non era affatto nelle intenzioni della dottoranda negare i diritti delle persone transessuali e, men che meno, fomentare l’odio nei confronti delle persone trans; eppure l’Ateneo di Humboldt ha cancellato la lezione per “motivi di sicurezza”. Gli attivisti hanno raggiunto il loro obiettivo.
Ma cosa c’è dietro, in realtà, la protesta contro la biologa? Marie-Luise Vollbrecht è uno dei cinque autori che alla fine di maggio hanno scritto un appello per denunciare l’unilateralità dell’informazione pubblica sul tema della transessualità e per chiedere “di abbandonare l’approccio ideologico al tema della transessualità e di presentare i fatti biologici in base allo stato della ricerca e della scienza”.
L’appello è stato firmato da oltre 100 scienziati dei settori della medicina, della biologia e delle scienze sociali, nonché da psicologi e psicoterapeuti. E la protesta contro quello che è stato definito un “pamphlet transfobico” non si è fatta attendere.
Marie-Luise Vollbrecht non è solo una biologa, ma anche, secondo la sua stessa definizione, “molto di sinistra” e femminista. In una intervista rilasciata a Autonomie-Magazin ha spiegato perché ha firmato l’appello. Alla domanda: “Perché il fatto che esistano due sessi in biologia è rilevante?”. Risposta: “E perché è rilevante che la Terra non sia piatta? Perché l’ideologia non ha posto nella scienza. Perché è fondamentale per la ricerca medica. Perché è necessario rendere visibile il soggetto politico donne, che solo da appena un secolo vengono considerate esseri umani uguali agli uomini dal punto di vista giuridico, e in molte parti del mondo neanche questo è ancora vero“. E Vollbrecht continua: “Se una donna si ribella a questa ideologia, sia perché non crede che gli uomini possano diventare donne con un mero atto linguistico, sia perché insiste nel praticare una militanza centrata sull‘essere donna, allora, secondo la concezione femminista queer, è contro il senso di umanità. Il rifiuto del dogma del femminismo queer è la giustificazione morale per una caccia alle streghe”.
Caccia alle streghe di cui meno di due settimane dopo la pubblicazione dell’intervista, è stata vittima la stessa biologa. Purtroppo, questi tentativi di intimidazione, spesso riusciti, sono sempre più frequenti in Germania.
A Colonia, attivisti trans hanno imbrattato la Women’s Media Tower, sede della redazione di Emma, con lo slogan “Emma-Terfs ins Klo”, [„le Terf di Emma nel cesso” ]. Ad Halle hanno vandalizzato il centro femminile “Dornrosa” con lo slogan “colpire le Terf” e alla Dyke March (la marcia per la visibilità lesbica) di Colonia hanno effettivamente fatto colpito: un gruppo di donne aveva affisso dei manifesti su un cavalvcavia sotto il quale passava la Dyke March con la scritta: “Lesbica=persona omosessuale di sesso femminile” e “Lesbica=omosessuale, non queer” e una bandiera arcobaleno con le lettere “Lgb” (senza la T), che voleva esprimere l’idea che i diritti delle persone omosessuali e quelli delle persone trans non coincidono necessariamente. Queste donne sono state aggredite e i loro striscioni portati via, mentre i manifesti di altri partecipanti alla Dyke March con la scritta “Fuck Terfs” non sono stati contestati.
“Gli spazi lesbici stanno scomparendo, e persino la Dyke March ne è un esempio”, hanno twittato le attiviste di Womens Declaration International (WDI).
Nonostante le proteste, la conferenza di Marie-Luise Vollbrecht si è svolta su youtube dove, nel frattempo, è stata vista da oltre 77.000 persone. La biologa ha rinfrescato la memoria scolastica sulla riproduzione sessuale nelle piante e negli animali, sulle cellule germinali diploidi e aploidi; spiegando anche perché i kiwi e i ricci di mare hanno un sesso ma non un’identità di genere, come a volte falsamente sostenuto dai media. La transessualità non è stata menzionata nell’intera conferenza.