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Giornata Mondiale del Rifugiato, c’è poco da festeggiare: 100 milioni gli sfollati

Da vent’anni il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato. L’Onu l’ha indetta per rendere onore alla «forza, coraggio e perseveranza» di milioni di persone che si son viste costrette a lasciare la loro terra d’origine. Purtroppo oggi «c’è poco da festeggiare: siamo arrivati a un record mai visto prima di 100 milioni di sfollati e rifugiati. La situazione mondiale della pace e della sicurezza sta peggiorando con 49 conflitti e l’ultimo in corso in Ucraina, con 6,9 milioni di civili già fuggiti, è fonte di preoccupazione nonché oggetto di un grande lavoro di accoglienza». Dati certi riferiti da Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. «L’azione a favore dei rifugiati va rafforzata ora, nei momenti di accentuata crisi, secondo quell’approccio multilaterale, del quale l’Italia è storica e convinta», ha detto oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Consideriamo che sono poco più di 80mila, al 25 maggio, gli ucraini che hanno richiesto un permesso di soggiorno per protezione temporanea in Italia. Nel mondo i numeri sono decisamente più alti. Come spiega “Terres des Hommes”, dal 24 febbraio ad oggi sono più di 2 milioni i bambini e le bambine fuggite da Kiev e dintorni a causa della guerra voluta da Mosca, e 3 milioni sono sfollati interni. E non c’è solo l’emergenza ucraina: in Libia, ad esempio, pare ci siano circa 600.000 migranti di 44 nazionalità intrappolati senza nemmeno essere censiti. Da qui l’appello di “Medici senza Frontiere”: «Occorre che i Paesi sicuri offrano protezione ai migranti intrappolati in Libia e accelerino con urgenza l’evacuazione dei più vulnerabili, rafforzando i meccanismi già esistenti e aprendo canali alternativi». E non è finita qui.

Per la necessità dei bisogni umanitari in tutto il mondo, e con i finanziamenti che faticano a tenere il passo con le urgenze, sono imminenti ulteriori tagli alle razioni alimentari dei rifugiati. Un allarme che è arrivato proprio oggi dall’agenzia ONU World Food Programme (WFP). I tagli alle razioni fino al 50 per cento stanno colpendo i tre quarti di tutti i rifugiati assistiti dal WFP in Africa orientale. Discorso che interessa soprattutto l’Etiopia, il Kenya, il Sud Sudan e l’Uganda.

«Con la fame globale che cresce ben oltre le risorse disponibili per sfamare tutte le famiglie che hanno un bisogno disperato dell’aiuto del WFP, siamo costretti a prendere la decisione straziante di tagliare le razioni di cibo ai rifugiati che contano su di noi per sopravvivere», ha dichiarato David Beasley, direttore Esecutivo del WFP. «Senza nuovi fondi urgenti a sostegno dei rifugiati tra i gruppi più vulnerabili e dimenticati del mondo molti a rischio fame saranno costretti a pagare con la vita», ha rimarcato Beasley. Per questa ragione è necessario che al più presto vengano messi a punto programmi di sostentamento e non solo per i rifugiati. Occorre sbrigarsi, i governi devono fare di più. C’è un bisogno urgente di nuovi investimenti. Se non ora quando?